Giorgia bifronte: moderata in patria, estremista da Vox

“Viva l’Europa de los patriotas”. Giacca e camicetta di colore rosso (che più rosso non si può) e bandiera dell’Italia sullo sfondo, Giorgia Meloni si prende l’abbraccio degli alleati spagnoli durante un videomessaggio di poco meno di dieci minuti alla kermesse di Vox. Quanto basta per capire che dovremo rassegnarci a Meloni 1 e Meloni 2, per dirla con Federica Olivo, che lo scrive sull’Huffpost.

Acclamata dal partito di Santiago Abascal, la leader di Fratelli d’Italia si conferma atlantista e comunitaria su guerra e conti e rassicura Bruxelles e gli Usa; ma poi, su legislazione interna, diritti e immigrazione, la linea resta quella di sempre. Giorgia utilizza il saluto a Vox per ribadire la collocazione atlantica del suo partito, che si candida a essere forza di traino del governo: “In Ucraina la situazione è grave, dopo l’aggressione russa e l’inaccettabile tentativo di Putin di annettere nuove regioni alla Russia”, dice. E usa toni da statista quando parla del tetto al prezzo del gas: “Continuiamo a sperare in una soluzione comune e duratura, come la decisione di un tetto al prezzo del gas contro la speculazione sulla pelle dei cittadini, e speriamo che alla fine l’Europa dimostri di essere capace della solidarietà tanto annunciata negli ultimi anni, invece di soccombere a quelli che pensano che possono farlo da soli, sacrificando il destino di tutti gli altri”.

Chiusa questa parentesi, ecco l’altro volto di Giorgia Meloni, che disegna il suo manifesto di governo ribadendo l’atto di fede nei confronti degli amici sovranisti: “Nei prossimi giorni saremo chiamati a trasformare queste idee in concrete politiche di governo, come già stanno facendo i nostri amici della Repubblica Ceca e della Polonia, come spero presto faranno i nostri amici svedesi, come continueranno a fare i nostri amici lettoni”. Il mancato riferimento all’Ungheria non è casuale: Orbán è vicino a Putin, ha dato battaglia sulle sanzioni alla Russia. Mostrargli vicinanza significherebbe allontanarsi dall’atlantismo con cui rassicura Bruxelles.

Da presidente dei Conservatori europei lancia poi un invito ai popolari: “In Italia, come in Spagna, come in tutta Europa, c’è una maggioranza di cittadini che non si riconosce nelle utopie e nelle ideologie della sinistra e che ci chiede che ci assumiamo la responsabilità di lavorare. Non potremo farlo da soli, avremo  bisogno di compagni di viaggio leali e affidabili, che smettano per una volta buona di fare l’occhiolino alla sinistra e invece ci aiutino a organizzare l’alternativa alla sinistra”. Consapevole, forse, di quanto questo suo messaggio al partito di estrema destra spagnolo avrebbe fatto rumore in Italia, ha poi accusato: “Usano l’alleanza con Vox per definirci impresentabili, ma come può essere impresentabile una forza votata da milioni di italiani? La gente quando ci ascolta capisce che siamo tutti meno che mostri”.

Con toni pacati e piglio sicuro, Meloni mette fine al dibattito su quale sia il suo vero volto: allineato all’Ue sull’Ucraina e sulle questioni energetiche. Distante da Bruxelles, ma vicinissimo a Visegrad, sul resto.

Una prima interpretazione autentica del discorso della leader di FdI arriva in giornata da Adolfo Urso, presidente del Copasir e possibile ministro del futuro governo: “Giorgia Meloni ha una visione pienamente condivisa della democrazia parlamentare bipolare. FdI si è sempre battuta per l’unità del centrodestra e della coalizione ottenendo il grande successo di guidarla. Così ripropone lo stesso modello dell’unità delle forze di centrodestra in Spagna come in Europa. Meloni auspica che si realizzi anche nel Parlamento europeo, quando sarà”.

Sul fronte interno, resta da definire la lista dei ministri da presentare a Mattarella. Al vertice di Arcore di ieri è stato trovato un accordo di massima sulla presidenza delle camere: in pole Ignazio La Russia per il Senato e Riccardo Molinari per la Camera. Forza Italia accetterebbe di non avere la presidenza, a patto di ottenere ministero di peso. Sul piatto sarebbe stato messo quello della Giustizia, da affidare a uno dei big del partito. Sul piatto è stata messa l’idea di Elisabetta Casellati, che però non convincerebbe moltissimo gli alleati. Rimane il nodo Ronzulli – che Berlusconi vuole alla Salute, o comunque in un dicastero importante – e resta vuota la casella economia. I tecnici, da qualche giorno ormai, non sono più un tabù: “Nel Governo ci saranno tecnici d’area – ha dichiarato Urso a Mezz’ora in più su Rai3 – personalità che per la loro storia hanno scelto un campo ed hanno condiviso il nostro programma, ma questo sarà un Governo politico”. Le geometrie, al momento, restano variabili. Nell’attesa del prossimo incontro tra i tre leader, in programma nei prossimi giorni, e dell’insediamento delle nuove camere.