Da un lato viene accusata, internamente, di conservatorismo e patriarcato, dall’altro a livello internazionale chiude l’accordo con il socialista Scholz su stabilità europea, compresa quella sui conti italiani supponiamo, con una realpolitik dei tempi antichi.
Chissà se la Schlein attaccherà il “collaborazionista” Scholz come ha fatto con Edi Rama. In questo la Premier Meloni si comporta come il Giano Bifronte nazionale, Giulio Andreotti, romano come lei. Il divino Giulio votava contro aborto e divorzio, essendo di rito apostolico romano, ma in politica estera riusciva a parlare con Arafat, Russi e Americani, fino ad un certo punto. Andreotti era il portatore di una saggezza antica, da senato romano, da divide et impera, senza la prosopopea catoniana del Carthago delenda est, fatta di intese e geometrie variabili, un occhio a Cristo e l’altro a S. Giovanni.
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Giorgia, pur venendo da un partito di destra sovranista, sta assurgendo con il ruolo di Premier ad una visione politica di estrema praticità, in Europa ed in Occidente sul solco di Draghi, in Italia su toni un po’ più consoni, senza esagerare, più di facciata che di sostanza, al suo conservatorismo. A lei conviene che il bersaglio del patriarcato oggi bistrattato, chissà come e per quanto, sia l’incauto Salvini.
Lei risponde alle accuse della altoatesina Gruber, la portavoce della Sinistra, meno simpatica di Sinner, con la foto matriarcale di sole donne. Se vogliamo rappresenta anch’essa un frutto del patriarcato. Sono donne sole perché abbandonate da “maschi” che percorrevano altre strade, non per scelta. La vera scelta è stata quella di non piangersi addosso e farne a meno, per quanto lo sa Iddio e non certo io.
Quello che si capisce che ci troviamo di fronte una leadership autentica, pratica, realista, che, considerando la giovane età, non è destinata a scomparire. Bisognerà vedere se adotterà, nel tira e molla politico, una strategia renziana, del tutto per tutto, molto rischiosa, o adotterà uno stile andreottiano, romano, cetaceo, che si inabissa temporaneamente e poi riappare. Non era questione di mesi per Andreotti, ma di Storia, in quel caso Patria.