Concetto Vecchio ha intervistato per “Repubblica” Rino Formica, ex ministro socialista, da sempre molto critico nei confronti di Mario Draghi: “Non sono stupito che alla fine l’abbiano costretto a lasciare. La legislatura è finita così com’era cominciata: con un gesto di rottura dei Cinquestelle: Draghi è stato l’ultima vittima dei populisti”. Per lui Conte ha cercato “la bella morte”: “Cacciare Draghi è stato un gesto in linea con l’identità originaria del Movimento”.
“Ho sempre pensato che Draghi fosse inadatto. Viene dalla Banca centrale, dove vige la regola dell’uomo solo al comando. Aveva tolto la fiducia ai partiti, ma li obbligava a votare la fiducia alla sua persona. Prima o poi il Parlamento si sarebbe ribellato a questa logica”, ha picchiato duro Formica. Sullo strappo di Salvini, l’ex ministro socialista ha detto: “Stava perdendo i voti a favore di Fratelli d’Italia. Da un lato la Lega è il partito degli interessi diffusi nel Nord Est, dall’altro lui l’ha trasformato in un soggetto clerico reazionario, di populismo religioso. Tra le due anime era sorto un conflitto. Ha prevalso l’anima populistica”. Per lui Meloni non è populismo: “È destra storica, conservatrice, però compensata da una visione occidentale e atlantica”. E la teme: “Sì, mi spaventa. Penso che abbia una carta coperta che non tira fuori: il presidenzialismo”.
Meloni ha ribadito che il presidenzialismo sarà nel programma: “Sino ad oggi è stata una semplice enunciazione politica tradizionale del suo movimento, ma siamo sicuri che sarà anche il programma di governo dell’intera destra?”, ha evidenziato Formica. Questi ha paura di una svolta autoritaria? “Sì, ma indolore. La destra potrà vincere, ma non riuscirà a governare, perché l’affermazione sarà troppo risicata o contraddittoria, e a quel punto tenteranno di abbandonare la democrazia parlamentare per quella del presidenzialismo”. Per l’ex ministro socialista il modello è Orban: “Garantiranno il rispetto di tutti i vincoli internazionali, ma poi in Italia faranno come in Ungheria”. La discussione sulla leadership non l’appassiona. Alla domanda “Meloni può fare il premier?”, Formica ha risposto così: “È indifferente. Porteranno a termine comunque il loro disegno. E il pericolo è che, una volta avviato il processo di riforma costituzionale, sin dal primo voto la posizione del Presidente della Repubblica diventa provvisoria”.
Ne ha avuto per tutti, su Berlusconi queste le sue parole: “È convinto che nel vuoto di potere che si creerà potrà fare il Capo dello Stato facente funzione da presidente del Senato”. A proposito del Pd, Formica ha dichiarato: “Deve giocare la sua campagna anche su questo: chiarire se la procedura di revisione costituzionale che investe l’intero equilibrio istituzionale può essere affrontato con l’utilizzo dell’articolo 138 della Costituzione o con la via maestra di un’assemblea costituente”.