marcia pace

Fermate quel pacifismo ipocrita che non distingue tra vittime e carnefice

Oggi in anticipo rispetto al consueto si celebra la tradizionale marcia Perugia Assisi per la Pace.
E sarà una marcia particolare, ovviamente, con la testa e con il cuore rivolto all’Ucraina. Ma sarà anche una marcia culturalmente molto diversa dalle precedenti perché quello che sta accadendo da due mesi ha ridefinito il concetto stesso di Pace. Eppure, già dalla “locandina” della Marcia si capisce che proprio non ci siamo! In quel “Fermatevi” c’è tutto l’errore della visione ipocrita del finto pacifismo nostrano. Quel “-vi” proprio non ci sta.

La declinazione al plurale dell’invito nasconde il tentativo nemmeno troppo implicito di porre sullo stesso piano aggressore e aggredito. Se non sul piano della responsabilità dell’inizio della guerra, su quello dell’iniziativa per porvi fine. E’ qui la cifra della scorrettezza dialettica che inverte l’ordine degli addendi nella speranza che il risultato non cambi. E, invece cambia di molto. Eh no! Cari organizzatori, non è così che si fa. Non ci si nasconde dietro la lingua italiana per nascondere la propria vigliaccheria. Non è l’Ucraina a doversi fermare, perché se si fermasse morirebbe: verrebbe cancellata dalla furia omicidi di Khadyrov & C. Quindi, ripeto, l’Ucraina non si deve fermare. Deve continuare, insistere a difendersi come sta facendo, fiaccare il nemico e raggiungere finalmente una Pace giusta. Pace senza giustizia e libertà – ricordavamo da queste pagine qualche giorno fa – è solo viltà. E l’iniziativa di domani si chiama “marcia per la pace” e “non marcia per la viltà (e per la resa)”.

In quel “pronome riflessivo” c’è tutto lo schifo dei finto pacifisti, incapaci di stare dalla parte dei resistenti (loro che a chiacchiere erano sempre dalla parte degli oppressi). Come ormai consuetudine, In quella manifestazione vi saranno persone anche pubbliche che si richiamano costantemente al valore della Resistenza come momento fondativo della Repubblica Italiana, dimenticando che quella resistenza contro l’invasore fu armata. Non c’era allora il “tavolo delle trattative” da invocare? No. Giustamente era escluso. Perché col Male non si stratta. E allora perché non si doveva trattare (giusto!) con Hitler o Mussolini e invece si deve trattare con Putin?

E allora non è che dietro quel pronome, si nascendo subdolo, il filoputinismo, mai sopito in tanta parte della sinistra (e non solo) che sarà presente ad Assisi? In fondo, basta leggere l’articolo di Alberto Cisterna su il Riformista di ieri, per comprendere l’ipocrisia di fondo di chi vorrebbe la resa dell’Ucraina e contesta la fornitura di armi agli ucraini. Come possono coloro appropriarsi del concetto di pace? Con quale coraggio si può chiedere agli ucraini di fermarsi? In realtà, non ci sono spiegazioni razionali a questo cortocircuito ideologico in cui la sintesi nega l’analisi e in cui le conclusioni sono incoerenti con le premesse. C’è solo il nulla interessato di intellettuali che non hanno mai chiuso la corrispondenza di amorosi sensi con la Russia. Non riescono a psicanaliticamente “uccidere il padre” (anzi la Madre).

Manca il coraggio. Appunto… viltà! Manca l’afflato ideale di morire (tra l’altro, per procura) per un ideale, di andare oltre l’”indignata contemplazione” (per dirla con le parole di Riccardo Magi), quando invece sarebbe doveroso sostenere la resistenza ucraina anche a costo di soffrire il paradosso apparente fra non-violenza e guerra di difesa.. Davvero di fronte a questo possiamo reagire solo a parole rigorosamente con la coscienza pacifista imbellettata ma senza azione concreta soluzione? Eh no! Non possiamo. Quel “Fermatevi” doveva essere un “Fermati”, indirizzato a chi questa guerra l’ha voluta e cercata. Avessero il coraggio, i manifestanti di marciare fra Kiev e Mosca. Almeno sarebbero coerenti.

Invece no! Al sicuro, sotto l’ombrello della NATO marceranno al grido “Abbasso la NATO”. Solo in democrazia possono succedere queste cose, per fortuna aggiungo. Provassero a farlo sotto Putin e il meno che potrebbe succedere è una condanna a 15 anni per attività sediziose.
Insomma questo pacifismo bidirezionale che non fa differenza fra colpevole e innocente è schifosamente terzoforzista, pelosamente equidistante e sostanzialmente vigliacco. No, non può impadronirsi della pace privandola della giustizia storica e financo morale. E’ un furto a cui dobbiamo reagire. Come? Rispondendo alla Marcia Perugia-Assisi con un 25 Aprile di giustizia, pieno di bandiere ucraine (e della Nato) deprivato delle scorie retoriche pacifinte e finalmente animato da una nuova resistenza europea che passa inesorabilmente dalla sconfitta della Russia. In ballo, se ancora non si fosse capito, non c’è solo l’Ucraina .