Elezioni europee, i grandi temi di cui nessuno vuole parlare

Il segretario generale della “Fondazione Luigi Einaudi”, Andrea Cangini, fa notare nel suo articolo su “Formiche.net” del 16 febbraio scorso che nel dibattito politico i temi europei sono i grandi assenti. Non posso che essere d’accordo con quanto sostiene l’ex direttore del Resto del Carlino.

Fra i temi europei che Andrea Cangini evidenzia nel suo articolo, ci sono la presentazione della bozza di riforma della governance economica delle istituzioni comunitarie, la riforma dei Trattati e il Patto di Stabilità approvati dal Parlamento Europeo, compreso il nuovo Patto di Migrazioni ed Asilo stipulati dal Consiglio dell’Unione Europea e dal Parlamento Europeo. Purtroppo, questi importanti argomenti che riguardano il futuro dell’Unione Europea non trovano spazio nel dibattito pubblico italiano. Nei talk show dedicati alla politica, nessun leader politico parla di questi temi, nonostante la data delle elezioni europee si avvicini sempre di più.

Nel dibattito politico non si parla di questi temi indicati da Andrea Cangini e, soprattutto, quasi nessuno, a parte Carlo Calenda e Matteo Renzi, parla dei problemi che affliggono l’Unione Europea. Nessuno presenta proposte su come migliorarla e, soprattutto, su come realizzare una politica estera e una politica di difesa comune. L’Unione Europea ha certamente garantito una pace duratura, ma presenta dei problemi strutturali che non vanno sottovalutati e bisogna provvedere a risolverli al più presto. La nostra classe politica sembra del tutto dimenticare il conflitto in corso tra l’Ucraina e la Russia e se non si adotta una politica estera comune, non solo il nostro continente sarà indebolito, ma allo stesso tempo non avrà alcuna influenza a livello internazionale. Se Donald Trump dovesse vincere le elezioni presidenziali americane, cosa succederebbe all’Unione Europea senza una politica estera comune? Ci siamo dimenticati delle affermazioni di Trump riguardo ai paesi aderenti alla NATO? Il sogno europeo rischia di disgregarsi e non possiamo più permetterci di pensare che l’Europa e le sue istituzioni vadano bene così come sono, senza alcuna necessità di riforma. Con questo modo di pensare sbagliato, i cittadini italiani non solo si allontanano sempre di più dal sogno europeo, ma allo stesso tempo rimangono indifferenti se l’Unione Europea dovesse sgretolarsi.

Andrea Cangini, nel suo articolo, mette in evidenza il malcostume italiano di considerare le elezioni europee come un ripiego per assicurarsi un seggio a Strasburgo, per poi farsi eleggere il prima possibile al Parlamento Italiano.

La destra meloniana e la sindrome Michetti: i nodi vengono al pettine

È molto triste vedere che questo malcostume dura da decenni e che sia il centrodestra che il centrosinistra strizzano l’occhio al loro elettorato euroscettico. Nessuno dei due schieramenti si presenta unito alle elezioni europee e soprattutto dimostrano disinteresse nei confronti dell’Europa. Le posizioni di Fratelli d’Italia e della Lega nei confronti dell’Unione Europea sono note, ma anche Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle non solo non hanno una linea comune europea, ma non si pronunciano sulle elezioni europee per non perdere una buona fetta del loro elettorato. Con questo atteggiamento, da parte di centrodestra e centrosinistra, l’elettore italiano non solo non si farà un’idea su come l’Unione Europea vada riformata, ma rinuncerà anche ad andare a votare. In tempi come questi, non possiamo permetterci l’astensionismo.

Ogni decisione riguardante il futuro dell’Unione Europea incide anche sul futuro dell’Italia. È un dovere morale di tutti noi ricordare che l’Italia fu uno dei fondatori e realizzatori del sogno europeo.

L’Europa siamo noi e non dobbiamo dimenticarlo.