Ecco come la propaganda di Putin manipola i russi e insegna a odiare l’Occidente

E, ancora una volta, la giornata si apre con la propaganda russa che si accanisce contro l’Occidente e contro la sua identità, che proprio non piace all’entourage del dittatore moscovita, poco avvezzo ai valori liberali e alla democrazia.

Questa volta, il portavoce delle menzogne post-sovietiche è nientemeno che il Segretario del Consiglio di Sicurezza della Federazione Russa, Nicolaj Patrushev il quale, come da copione, accusa gli Stati Uniti di essere la causa dei mali del mondo volendo soffocare il multilateralismo e gli altri centri di potere che non debbono osare alzare la testa. Poi, avverte pure l’Europa destinata a cadere, indebolita proprio sotto il peso dei propri valori liberali.

Per sintetizzare, il ragionamento del Segretario è che gli Stati Uniti vogliono consolidare la loro visione del mondo americano-centrica, che non possono sopportare l’idea di un mondo che si ribelli alla loro egemonia culturale e militare e che, pertanto, stanno usando l’Ucraina come testa di ponte per muovere una guerra culturale, politica ed eventualmente militare alla Russia che, ovviamente, è dipinta come lo strenuo difensore di una identità altra irriducibile rispetto al diabolico disegno statunitense.
Sfugge in che modo gli USA avrebbero minacciato “la sovranità, l’autocoscienza (nientemeno!!!), la cultura e la politica esterna e interna russa. Come sempre, nella propaganda putiniana, l’onere della prova non è concetto familiare né evidentemente un’esigenza per dar forza a un ragionamento che si impone con la forza della (presunta) autoevidenza. Che strano concetto di verità hanno i russi!?

In perfetta coerenza con lo stile complottista, si lancia una affermazione, mischiando elementi di verità con palesi manipolazioni, si evita di provare ciò che si afferma, si fa leva sulla consueta predisposizione delle masse per ignorare per pigrizia intellettuale le dissonanze cognitive rispetto a evidenti contraddizioni et voilà! Il prodotto è finito, si può vendere al miglior offerente (che nella fattispecie è pure quello più boccalone).

Propaganda ok, ma totalmente infondata.

Quando Patrushev parla di attività USA per dividere gli ucraini dai russi, aizzando i primi nei confronti dei secondi, che invece sarebbero un sol popolo, compie un errore storico macroscopico.
L’unico momento storico in cui russi e ucraini sono stati realmente uno solo popolo risale al 998 d.C., quando il principe Vladimir I, Principe di Novgorod e Gran Principe di Kiev accettò la religione ortodossa e unificando culturalmente sotto i medesimi vessilli spirituali i due territori.

Da lì in poi, la storia dell’Ucraina passa attraverso una serie di divisioni più o meno costanti che interessano gli ultimi dieci secoli fino ad arrivare al 2022. Dai guerrieri mongoli che conquistarono la Rus’di Kiev da est, agli eserciti di Polonia e Lituania che la invasero da ovest, dall’impero russo sotto cui l’Ucraina finì nel 1793 non proprio spontaneamente fino a Jospi Stalin che prima sterminò una parte consistente della popolazione ucraina e poi la sostituì, con un vero e proprio esperimento demografico di ripopolazione dell’area, con cittadini sovietici del tutto privi di legame con quei territori. In tutti questi secoli, dove comandavano i russi, agli ucraini era vietato lo studio della storia e della lingua patria e vigeva l’obbligo di conversione alla religione ortodossa russa.

E, per venire alla storia attuale, nel 2014 la Crimea è stata occupata e annessa alla Russia, cui è seguita poco dopo un’insurrezione dei separatisti nelle regioni ucraine orientali del Donbas, fino alla dichiarazione delle repubbliche popolari filorusse di Lugansk e Donetsk nel 2022.

La storia dell’Ucraina, seppur brevemente tratteggiata sopra, dimostra intanto quanto grossolana sia la ricostruzione che ne fa Patrushev. Questi, getta la responsabilità del nazionalismo ucraino antirusso agli Usa, ma questo presunto sentimento ostile, se esistente, si deve imputare solo ed esclusivamente a tutte le sofferenze che i russi dagli zar ai sovietici hanno sempre inflitto agli ucraini. Gli americani non c’entrano granché!

Pertanto, quando Patroshev, a conclusione del suo racconto fazioso parla di disgregazione dell’Ucraina come naturale e inevitabile conseguenza di quanto avvenuto negli ultimi secoli, mente sapendo di mentire e confessa in realtà la vera natura espansionistica e imperialistica dell’”operazione militare speciale” avviata che vuol tornare a quel 1793 di cui sopra.

Il problema è che ormai la Russia è vittima della propria propaganda e non può tornare indietro.
Per sostenere la menzogna, ha naturalmente bisogno di spararla sempre più grossa e di costruire nemici terribili. Chi meglio dei presunti nazisti (i partiti di estrema destra in Ucraina, faticano a raggiungere il 2%) che, sulle orme di Hitler e Mussolini, vorrebbero distruggere il popolo russo?
In questa distorta cornice di riferimento, tutto si tiene. Dalla denazificazione alla smilitarizzazione, dai laboratori chimici a chissà che altro. Film già visto! Putin ha fatto lo stesso con la Cecenia contrabbandando per guerra “contro il terrorismo internazionale” (sic!), lo sterminio di un popolo.

E se sul piano militare, la menzogna si dirige contro il nemico di sempre – gli USA e la NATO – sul piano culturale, il bersaglio non può che essere il liberalismo e i suoi valori di riferimento, semplicisticamente declinati dal Segretario russo a veicolo di liberismo economico e primazia del privato sul pubblico (il vecchio amore sovietico per lo “statalismo”, non muore mai!).
E l’Europa?. “Sarà costretta a imparare di nuovo le lezioni non apprese”, avverte minaccioso il gerarca.
Sarebbe il caso di ricordargli che il Vecchio continente quelle lezioni invece le ha apprese benissimo da secoli di guerre fratricide e che ha, grazie proprio ai valori liberali, saputo generare nei secoli anche gli antidoti ai nazionalismi e creato istituzioni democratiche in cui anche a Patrushev e ai suoi sodali sparsi per il mondo è permesso vendere sciocchezze senza timore di punizione.
Forse è la Russia che dovrebbe apprendere – per la prima volta nella sua storia- che cosa è la lezione democratica europea.

E, no! Non è una battuta divertente quella per cui “puoi dire tutto quello che vuoi ma tieni presente che qui dietro le quinte ci sono due soldati che sono pronti ad ammazzarci se diciamo qualcosa di sbagliato”, come detto dai giornalisti a Stefano Feltri ospite di Russia Today.
La democrazia è altro!