Sofia Ventura

È ora di dare stabilità politica al Paese

In Italia chiunque ne ha sopra i capelli di sentir parlare dei difetti del bicameralismo perfetto, di legge elettorale che garantisca stabilità e di riforma della Costituzione riguardo la parte dell’Ordinamento della Repubblica. Ad ogni referendum tuttavia ciascun tentativo di cambiamento della Carta Costituzionale viene rigettato. A prescindere dal merito dei referendum costituzionali in Italia si è allergici a cambiamenti di ogni tipo specialmente quando si tratta di velocizzare ciascun settore e ambito del Paese.

Una persona civile con cultura medio alta dovrebbe inorridirsi solo a pensare che in Italia ci sono stati più di sessanta governi nella storia e che i presidenti del consiglio cambiavano addirittura dopo pochi mesi di inizio mandato. L’instabilità politica di un paese dimostra in primis inefficienza e di conseguenza mancanza di fiducia da parte degli altri Stati Esteri. Una nazione come la nostra per guadagnare fiducia da parte delle altre nazioni deve prima di tutto essere stabile politicamente e amministrativamente; questo già sarebbe un buon inizio per riforme importanti. C’è chi parlava di elezione diretta del Presidente del Consiglio secondo il modello elettorale relativo all’elezione diretta dei sindaci, visto che nei Comuni le maggioranza sono quasi sempre stabili. Per Costituzione in Italia il Presidente del Consiglio non viene eletto dal popolo, ma viene nominato dal Presidente della Repubblica sulla base di una maggioranza parlamentare favorevole. Il Capo dello Stato per verificare se c’è la maggioranza prima di tutto consulta i rappresentanti dei partiti e dei gruppi parlamentari. Il Presidente del Consiglio, una volta nominato, sottopone al Presidente della Repubblica l’elenco dei ministri che poi quest’ultimo provvede a nominare. Una volta insediato il Governo, questi si presenta al Parlamento per ottenere il voto di fiducia che è la conferma della nomina del Governo da parte dell’organo che esercita il potere legislativo e rappresenta la volontà popolare. Il Parlamento può concedere la fiducia al Governo oppure non concederla.

Molti criticano questa procedura perché la reputano vecchia e lenta, ma allo stesso tempo il Governo rimane ostaggio dei giochi di potere e dei compromessi dei  partiti. Sicuramente questo è uno dei motivi che rende l’Italia politicamente instabile dal 1946 fino ad oggi. Alcuni sostengono che l’elezione diretta del Presidente non solo permetterebbe agli elettori di scegliere direttamente una persona, ma imporrebbe maggiori responsabilità ai partiti che formano la maggioranza, soprattutto quando si tratta di riforme strutturali del paese. Guardiamo il sistema amministrativo dei sindaci, dove quest’ultimi hanno maggioranze solide e di ogni scelta che viene fatta, giusta o sbagliata che sia, ne rispondono agli elettori, soprattutto il giorno delle elezioni.

Non ritengo del tutto sbagliata la proposta di fare un legge elettorale secondo il modello di elezione dei sindaci perche’ non solo si elegge direttamente il primo ministro ma anche perché sono garantite maggioranze forti che garantiscono la stabilità amministrativa e soprattutto non si possono evitare responsabilità di fronte alla realizzazione di riforme strutturali.
Attualmente la Camera è composta da 630 deputati, mentre il Senato da 315 senatori più i senatori a vita (dalle prossime elezioni la Camera avrà 400 deputati, mentre il Senato 200 senatori più quelli a vita per la Riforma Costituzionale). In una eventuale legge elettorale basata sul modello dei sindaci la maggioranza potrebbe avere alla Camera, tanto per fare un esempio pratico, un numero di 400 deputati mentre l’opposizione ne avrebbe 230. In questo modo nessun premier e nessun ministro potrebbe sfuggire dalle proprie responsabilità riguardo la gestione del paese proprio per via di un’eventuale maggioranza forte. Un Presidente del Consiglio eletto dal popolo dovrebbe nominare un vice premier perché in caso di dimissioni o morte del primo subentrerebbe il secondo senza passare inutilmente per consultazioni e nuove elezioni. Non è possibile che in Italia nessuno riesca a terminare i cinque anni di mandato di governo.

Si deve dire che per arrivare all’elezione diretta del Premier non solo occorre una riforma elettorale, ma occorre anche una riforma Costituzionale. E sappiamo che per riformare la Costituzione ci vogliono delle maggioranze qualificate e che nello stesso tempo si tratta di materia complessa. Riformare la Costituzione non e’ come approvare un regolamento ordinario di condominio, come pensano i leoni da tastiera e i politici dei partiti estremisti che li rappresentano.  Riforme Costituzionali importanti come quella dell’elezione diretta del Presidente del Consiglio devono tenere conto anche della storia politica di un paese. Fare paragoni con gli Stati Esteri non funziona, soprattutto quando si proviene da storie politiche totalmente differenti.

Come è giusto che sia ci sono anche persone che sono contro l’elezione diretta del Presidente del Consiglio e hanno le loro ragioni. Chi è contro sostiene che l’attuale forma di governo era stata decisa per evitare il ritorno di derive totalitarie e che la volontà popolare immediata non esiste. La volontà popolare, secondo i detrattori dell’elezione diretta del Primo Ministro, si basa soprattutto sulla libertà di associazione, dove le associazioni stesse si organizzano secondo le richieste della società civile, formano le proprie posizioni politiche, per poi cercare di influenzare le Istituzioni dello Stato. Il singolo cittadino può influenzare le Istituzioni dello Stato, attraverso la sovranità popolare, solamente tramite strutture di mediazione che possono associarsi e che hanno lo stesso punto di vista del cittadino stesso. Le strutture di mediazione certamente hanno l’obbligo di rispettare le regole costituzionali.

Chi non condivide l’elezione diretta del Primo Ministro mette in evidenza la solitudine del cittadino di fronte l’Istituzione Centrale. La mediazione diventerebbe invisibile e l’elettore si ritroverebbe sulla scheda pochissimi candidati che hanno un’alta probabilità di essere eletti senza affatto rappresentare gli interessi del cittadino. In un sistema proporzionale il cittadino avrebbe la possibilità di scelta coerente con il suo punto di vista e interessi Inoltre i candidati al Parlamento non hanno bisogno dell’appoggio di potenti organizzazioni per essere eletti. Nell’elezione diretta del Premier i candidati devono avere l’appoggio di una grande organizzazione, come un partito o associazione, per poter raggiungere l’intero elettorato nazionale. I protagonisti della campagna elettorale sarebbero solo le grandi e potenti organizzazioni.

In un sistema elettorale che elegge direttamente il Capo del Governo cio’ che conta è che il candidato alla presidenza sia molto abile di fronte alle telecamere, diciamo quasi un uomo di spettacolo e questo in molti casi condiziona l’elettorato. Credo che ogni sistema di governo abbia i propri difetti tecnici e che chiunque si voglia candidare ha sempre bisogno del supporto materiale ed economico delle organizzazioni a prescindere se siano partitiche o associative. Anche in un sistema proporzionale chiunque si voglia candidare al Parlamento necessita di un supporto materiale ed economico non indifferente. Inoltre la mediazione delle associazioni nei confronti del cittadino non manca neanche nei paesi dove il Premier viene eletto direttamente dal popolo. Purtroppo in un paese come l’Italia si parla sempre di cambiare legge elettorale per poi non arrivare mai a nulla. Spero che a prescindere dal sistema elettorale che si adotterà in futuro si riesca a garantire stabilità al Paese e che soprattutto un Governo possa completare il suo mandato di cinque anni.