È l’ora che l’Ucraina entri nella Nato, ne va del nostro futuro

Secondo Serhii Plokhy, professore di storia ucraina e direttore dell’Istituto di Ricerca Ucraino di Harvard, la promessa fatta dagli Stati Uniti alla Russia riguardo alla non espansione della NATO verso est è una teoria del complotto. Durante le discussioni sulla riunificazione della Germania alla fine degli anni ’80, si è parlato di questa questione, ma non è stato fatto alcun accordo e non è stata fatta nessuna promessa. Non esiste alcun documento firmato dalle parti coinvolte, e Michail Gorbaciov stesso, che ha partecipato a quei colloqui, ha confermato in seguito che non sono state fatte promesse in tal senso.

Non è dunque l’espansione della NATO la ragione che ha spinto Vladimir Putin a invadere l’Ucraina, come sostengono i filorussi. Questa guerra è iniziata nel 2014, e allora il problema per Mosca non era l’ingresso di Kyiv nella NATO, ma l’associazione dell’Ucraina con l’Unione Europea. Putin ha cercato di impedire quell’accordo corrompendo l’ex presidente ucraino Viktor Yanukovich con 15 miliardi di dollari e inviando le sue truppe in Crimea e nel Donbas. Se davvero l’espansione della NATO fosse stata la ragione che ha spinto Putin a invadere l’Ucraina, ci si sarebbe dovuto aspettare che la Russia spostasse le sue truppe lungo il confine con la Finlandia dopo l’adesione di quest’ultima all’Alleanza atlantica. Tuttavia, sembra che nessun soldato russo sia stato spostato dall’Ucraina per rafforzare il confine tra la Russia e la NATO, che nel frattempo si è raddoppiato.

Putin ha invaso l’Ucraina perché è l’Ucraina, e la NATO e l’Occidente potrebbero avere giocato solo un ruolo marginale nel senso che avrebbero potuto offrire maggiore protezione all’Ucraina. Secondo Plokhy, è fondamentale comprendere l’attualità di questi giorni, quanto sia pericoloso rimandare l’ingresso dell’Ucraina nella NATO e quanto sia pretestuoso dire che l’Ucraina è corrotta per ridurne il sostegno finanziario.

Sia l’Ucraina che la Georgia hanno formalmente richiesto l’adesione all’Alleanza. Entrambi i governi erano convinti che fosse l’unico modo per proteggersi dall’aggressività russa. Quando queste richieste sono state ignorate e la NATO ha chiuso le sue porte, non solo sono state frustrate le ambizioni di questi due paesi, ma tale decisione ha alimentato l’idea che la protezione occidentale per questi paesi fosse solo parziale. “L’Ucraina e la Georgia si sono trovate esposte e vulnerabili, lasciate a fronteggiare da sole le minacce russe. Questo ha contribuito ad alimentare la percezione di un divario di sicurezza tra i membri della NATO e gli Stati che aspirano all’adesione.

L’Ucraina ha dimostrato un impegno costante verso la democrazia e la stabilità regionale, nonostante le sfide interne ed esterne che ha affrontato. L’adesione all’Alleanza rappresenterebbe una conferma del sostegno dell’Occidente e fornirebbe una maggiore sicurezza per il paese. Inoltre, il rinvio dell’adesione potrebbe essere interpretato come un segnale di debolezza e indecisione da parte della NATO, incoraggiando ulteriori azioni aggressive da parte della Russia e minando la credibilità dell’Alleanza stessa.

È importante ricordare che l’adesione all’Alleanza non è solo un vantaggio per l’Ucraina, ma anche per la NATO stessa. L’Ucraina offre una posizione strategica nella regione e un contributo significativo alle capacità militari dell’Alleanza. Inoltre, l’adesione dell’Ucraina invierebbe un messaggio chiaro alla Russia che l’aggressione e l’annessione di territori sovrani non saranno tollerate.

Secondo Plokhy, la questione della corruzione è stata sì un problema significativo in Ucraina, ma è stata in parte esagerata. L’immagine di uno stato fallito è stata superata grazie alla difesa dello stato stesso e alla fiducia che gli ucraini oggi ripongono in esso. Negli ultimi tre anni, due eventi hanno apportato notevoli cambiamenti al paese. Il primo è la leadership di Volodymyr Zelensky, che ha intrapreso una lotta contro la corruzione, rivisitando completamente il ruolo degli oligarchi e il loro impatto sull’economia e la politica ucraina. Il secondo evento è la guerra, che ha eliminato le zone orientali e meridionali del paese, che erano state il fulcro del potere degli oligarchi. Un esempio eclatante di questo cambiamento è stato l’acciaieria Azovstal a Mariupol, ex-regno dell’oligarca Rinat Akhmetov, ora distrutta. Molti settori chiave dell’industria ucraina dipendevano dagli oligarchi, ma la situazione è ora molto diversa grazie alla leadership di Zelensky e alla devastazione economica causata dalla guerra di Putin. Si è quindi creata una nuova realtà.

È in questo nuovo contesto che si inserisce la ricostruzione dell’Ucraina, che dovrà essere strutturata con meccanismi, condizioni e regole simili a quelli del Piano Marshall dopo la Seconda guerra mondiale. Plokhy sottolinea che, oltre alla corruzione, una preoccupazione importante sarà evitare la creazione di monopoli. La ricostruzione dell’Ucraina dovrà prestare particolare attenzione all’agricoltura, che è stata gravemente colpita dalla guerra, e alla tecnologia. Plokhy sostiene che questa situazione rappresenta un’opportunità ideale per gli investitori stranieri, in quanto si può costruire un nuovo paese democratico, con un popolo che ha subito una guerra terribile ma che non ha perso la determinazione di resistere e immaginare un futuro migliore dopo la fine del conflitto.

In conclusione, rinviare l’adesione dell’Ucraina alla NATO sarebbe un errore strategico. È fondamentale riconoscere l’impegno dell’Ucraina verso la democrazia e la sicurezza regionale e offrire il sostegno necessario per consolidare la stabilità nel continente europeo. La NATO deve assicurare che l’Ucraina si senta protetta e sostenuta, inviando un messaggio chiaro di solidarietà e deterrenza nei confronti della Russia.