A colazione mia madre mi dice che dobbiamo telefonare ad Aviva. Aviva, in ebraico Speranza, da cui Tel Aviv, è una nostra amica ebrea. Sua sorella Ruth vive in un kibbutz in Israele. E giustamente mia madre si vuole informare se sta bene.
Questa è la normale preoccupazione quotidiana di molti, sapere se le persone amiche stanno bene in questo mondo di Terrore. Lo Scontro tra Oriente e Occidente, descritto cattedraticamente nel saggio di Samuel Huntinghton, ha fatto un salto nel tempo. Quello della caccia agli infedeli, degli uomini impalati, di secoli fa. Donne depredate della dignità e uccise, bambini decapitati nel loro letto, soldati torturati, ragazze rapite e usate come ostaggi. La parola per descrivere tutto ciò è Orrore. E questo è il significato dell’attacco, non solo militare, ma mediatico. Tutti questi gesti efferati vengono riprodotti e lanciati sui social. L’effetto che si vuole raggiungere è da un lato galvanizzare e reclutare nuove reclute per Hammas, dall’altro terrorizzare l’opinione pubblica israeliana. Il fine è farli scappare. Israele di oggi non è più quella della guerra dei sei giorni, di Moshe Dayan, che predicava la teoria del cane pazzo, e quindi pericoloso. Israele si è occidentalizzata da un lato, iconicamente rappresentato dal Rave party a ridosso di Gaza, e dall’altro impudentemente e imprudentemente insediata nelle zone desertiche vicino agli insediamenti palestinesi.
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Sono saltate le zone libere cuscinetto, meglio difendibili dai tank e dall’Aeronautica israeliana. E si è puntato tutto su una linea difensiva tecnologica. Tutto questo è saltato, si è sciolto come neve al sole della guerra santa all’infedele. Hammas ovviamente esiste non perché produce qualcosa e si autofinanzia a Gaza, ma perché è sostenuta da Teheran, perché è ricevuta da Erdogan e Putin. E non è più un problema di presenza israeliana in quei territori, non c’è un ebreo nella striscia di Gaza, come non ce n’è in Cisgiordania. Hammas non vuole come l’Anp, che anzi vuole fare fuori, due popoli in due Stati. Vuole la fine di Israele. Vuole il pogrom jihadista per scacciarli da una Terra non più Santa, ma lorda di sangue. Il loro sangue. È la guerra che è Santa, non la Terra, come pensiamo noi occidentali. E Allah, dicono, è con loro, Dio e Jahvè non si sa. E noi italiani? Parliamo di Patrick Zaki invece di Nagib Mahfuz.