Nessun faccia a faccia. L’invito a Conte del presidente del consiglio Mario Draghi è caduto nel vuoto. La tensione tra i due resta alta, altissima. Le telefonate fatte nel tardo pomeriggio di ieri non sono servite a molto. “Ci risentiamo domani per vederci al più presto”, aveva dichiarato l’ex numero della Bce a margine del vertice Nato di Madrid, che ha lasciato un giorno prima forse auspicando un chiarimento con il leader M5s. Fonti dell’avvocato del popolo però smentiscono categoricamente: “Non è in programma nessun incontro”.
La voce, circolata ieri in rete e sui giornali, secondo cui Mario Draghi avrebbe chiesto a Beppe Grillo di rimuovere Conte dalla leadership del Movimento ha scosso l’ex premier, che ha avuto un confronto con lo stesso Mattarella. Le indiscrezioni smentite con fermezza da Palazzo Chigi sono state prese per certe dal leader pentastellato, che ora si permette di fare il prezioso: “Trovo sinceramente grave che un premier tecnico che ha avuto da noi sin dall’inizio investitura, si intrometta nella vita di forze politiche che lo sostengono”. Da qui il rifiuto categorico di un randevvu con Draghi, che lo ricordiamo ha lasciato il summit storico della Nato.
Che per il premier sia stata una giornata da dimenticare, faticosa, lo si capisce dalla risposta celere data ai cronisti – “il governo non rischia” – ma soprattutto dalla foto del banchiere ritratto al telefono nel Museo del Prado, dove avrebbe dovuto presenziare alla cena organizzata dal premier spagnolo Pedro Sanchez. Qualcuno giura che in quel momento Draghi fosse al telefono con Conte cercando di salvare il suo esecutivo da una crisi, che farebbe solo del danno al Paese. Perché qui non si tratta solo di rapporti personali. C’è ben altro dietro in ballo.
“Sul piano politico il M5s sembra sempre più lontano dalla linea del Governo: in meno di 48 ore l’esecutivo ha bloccato il prolungamento del superbonus – una delle misure bandiera della presidenza Conte – e le commissioni Bilancio e Finanze della Camera hanno bocciato l’emendamento M5s al Dl aiuti sul no al termovalorizzatore di Roma. Un doppio colpo che fa dubitare molti deputati pentastellati sulla permanenza nella maggioranza. Cresce il pressing degli iscritti e dei parlamentari su Giuseppe Conte per mantenere solo un appoggio esterno”, spiega Davide Leo sull’«Huffington Post», fotografando perfettamente la situazione. A rendere gli animi ancora più infuocati la Lega: Salvini ha trovato un’altra doppia battaglia da affrontare, quella dello ius scholae e della cannabis. “Il Governo si occupi del rincaro del gasolio o è difficile restare”, avrebbe detto Salvini a Draghi, ripartendo con i soliti discorsi. Cosa accadrà lo scopriremo nelle prossime ore. Ormai è però evidente: nel governo fibrillazioni ci sono, eccome.