Draghi dopo Draghi e proporzionale con sbarramento: la ricetta di Brunetta

Tempi eccezionali richiedono misure eccezionali e, soprattutto, uomini straordinari al timone della Nazione. Questo in sintesi il pensiero di Renato Brunetta, ministro della Pubblica Amministrazione, che rimanda al mittente ogni polemica di basso cabotaggio che in questi giorni agita le acque della politica italiana da destra a sinistra. Che siano le posizioni estemporanee di Conte (sic!), le urla della Meloni, la consueta inconsistenza di Matteo Salvini o le retropie di Enrico Letta e il suo Ulivo resuscitato, tutta roba che non serve, e anzi rallenta e ostacola il processo di trasformazione e rilancio del Paese che solo una figura di alto prestigio internazionale come Mario Draghi può portare avanti anche oltre il 2023.

Insomma, un Brunetta in versione statista quello che oggi dalle colonne del Corriere della Sera sferza la politica italiana esortandola a far propria l’Agenda Draghi – o per meglio dire, Mattarella-Draghi – e a renderla un orizzonte di azione politica non limitato allo scorcio di questa legislatura.
Il ragionamento del ministro della Funzione pubblica è lineare. Stiamo vivendo un periodo storico estremamente complicato e complesso sia sul piano interno che su quello internazionale (mai così legati fra loro come adesso) e ciò richiede un’azione duratura nel tempo da parte di Mario Draghi e di quelle forze liberali, europeiste e popolari che dovranno rendersi coesi attorno all’attuale premier anche dopo le elezioni politiche.
Bisogna farla finita con questo bipolarismo falso e bastardo tipico di un periodo storico che non esiste più e che, se consente di vincere le elezioni, non permette di governare stabilmente. Occorre cioè che lo schema centrosinistra contro centrodestra esali l’ultimo respiro e liberi energie politiche riformiste attorno a un programma riformista sostanzialmente già esistente e sufficiente per i prossimi anni. Si tratta appunto del Next Generation EU che non è solo un’agenda per superare un’emergenza specifica, ma è una base programmatica – accettata e vidimata dall’Unione Europea – che ha il pregio di offrire al Paese il binario su cui correre e rilanciarsi almeno fino al 2026 in coordinamento con l’Unione Europea.

Questo governo sta portando a casa tante riforme importanti (non è un caso che già tutti i 45 obiettivi per il 2022 sono stati già raggiunti) tracciando un percorso che non può arrestarsi fra 10 mesi, pena il dissesto totale della Nazione. In ballo, secondo Brunetta, non ci sono solo i soldi dell’Europa – che pure sono importanti – ma proprio il cambiamento e l’ammodernamento dell’Italia, cioè un vero e proprio cambio di marcia nella politica della Nazione, non più incistata nelle sterili contrapposizioni su questo o quel tema specifico. D’altra parte, pensare di affrontare le attuali sfide globali in un’ottica soltanto nazionale o sovranista è velleitario se non proprio folle.

Come dare torto all’analisi del ministro di Forza Italia? Semplicemente non si può. Il suo è un condivisibile appello patriottico a superare le divisioni particolari per concentrarsi su una visione di lungo respiro che vada nella direzione di quel riformismo democratico di cui abbiamo così tanto bisogno. Siamo perfettamente d’accordo ed è quello che Buona Destra sostiene da tempo. E’ il momento di andare oltre, di volare alto (finalmente!), cioè di portare avanti una visione strategica del paese che non si esaurisca nel sindacalismo politico. Insomma c’è bisogno di Politica e non di teatrini muscolari!

Per Brunetta, infatti, è naturale competere per vincere, ma qui la posta in gioco non è solo la vittoria fine a se stessa. Vincere per vincere non serve a niente perché la politica non è una partita di calcio e il vero obiettivo deve essere il bene del Paese assicurando il miglior Governo possibile. E ad oggi, nessuna delle due presunte coalizioni ha i numeri e le capacità per portare avanti da sola l’Agenda Draghi che sta dimostrando di essere la ricetta giusta per l’Italia.

D’altra parte gli ipotetici successi di Giorgia Meloni sono effimeri e sino a questo momento virtuali, fondati esclusivamente su sondaggi che vengono smentiti dai risultati elettorali. Attenzione – avverte Brunetta – chi sarà il primo partito nel 2023 è tutto ancora da decidere perché i sondaggi non sempre si trasformano in voti.

Inoltre, c’è la questione legge elettorale. Bisognerà pensarci andando oltre il chiacchiericcio “gossipparo”. Per Brunetta si potrebbe andare verso un proporzionale con soglia di sbarramento già a partire da gennaio prossimo, dopo aver messo in cantiere una coraggiosa legge di bilancio e messo in sicurezza i conti pubblici. Una legge di tal genere infatti assicurerebbe la possibilità di una maggioranza finalmente stabile e politicamente coesa sottraendola ai capricci dei populisti alla Conte.

Insomma la sinfonia di fondo che sta dietro al ragionamento del ministro azzurro è chiara e, se permesso dirlo, assai condivisibile. Fa, peraltro, molto piacere osservare come una importante figura istituzionale come il Ministro della Pubblica Istruzione esprima così chiaramente posizioni che Buona Destra va ripetendo ormai da tempo. La strada dunque è questa e non ci possiamo permettere passi falsi.