È arrivato il momento di dire a Orban o stai con l’Europa o vai con Putin

“Mi piacerebbe sapere quale interesse europeo sta difendendo l’Ungheria obiettando di sanzionare i guerrafondai, il patriarca Kirill”. La misura è colma, e gli altri membri dell’Unione non sono più disposti a tollerare la posizione filo Putin dell’Ungheria, al punto di chiedere la modifica dell’unanimità delle decisioni. “Capisco l’interesse nazionale, ma l’egoismo di fronte a un pericolo è meno perdonabile”: lo afferma Radoslaw Sikorski, ex ministro degli Esteri e della Difesa della Polonia, eurodeputato del Ppe.

Al Corriere della Sera ricorda come sia arrivato per la UE il momento di dire a Viktor Orbán che o si allinea alle decisioni o è fuori dall’Europa. “Ogni Stato membro ha il diritto di discutere per difendere il proprio punto di vista e l’interesse nazionale, nel Trattato di Lisbona abbiamo accettato di condurre la politica estera in comune e il posto per discutere l’interesse nazionale è il Consiglio Affari esteri – spiega -. Ci siamo impegnati a considerare non solo gli interessi individuali ma anche quelli dell’Ue nel suo insieme. E mi piacerebbe sapere quale interesse europeo sta difendendo l’Ungheria obiettando di sanzionare i guerrafondai, il patriarca Kirill. Stiamo pagando un prezzo per svezzarci dal gas e petrolio russi. L’Ungheria ha gasdotti che la collegano alla Turchia e oleodotti al mare Adriatico. Tutti capiremmo se il problema fosse adeguare le raffinerie a diversi tipi di greggio, ma Orbán è chiaramente dalla parte di Putin in questo conflitto e questo è scandaloso. Sono contento che abbiamo buttato fuori Fidesz dal Ppe”.

Per Sikorski è necessario rivedere il diritto di veto. “Abbiamo appena concluso il processo della Conferenza sul futuro dell’Europa e questo è uno dei temi: se gli Stati membri debbano essere autorizzati a porre il veto su importanti decisioni dell’Ue non sulla base del fatto che non condividono il punto di vista sull’argomento ma sulla base di qualche altra questione con la quale cercano di ricattare altri Stati membri – aggiunge -. L’Ungheria non è l’unica. I nazionalisti, avete questi politici anche in Italia, pensano che l’unanimità sia meravigliosa perché puoi obbligare tutta la Ue a prestarti attenzione quando metti il veto. Ma certamente, il tuo Paese non è l’unico che può imporre il veto. Questa non è una ricetta per far sì che la Ue sia potente e rispettata. Questo ci rende inefficaci e impotenti. Il tempo delle politiche frivole è finito, ci troviamo di fronte a una grave recessione, all’aumento dei prezzi per i cittadini, alla minaccia di Putin di conquistare i Paesi vicini. Abbiamo quindi bisogno di essere più seri: il principio dell’unanimità va ripensato. Allo stesso modo, sono critico verso i leader di alcuni Stati membri che cercano di violare la clausola di solidarietà che abbiamo concordato. Penso che le conversazioni con Putin non facciano altro che ritardare il momento in cui si renderà conto di non poter vincere la guerra. Dovremmo aspettare che Putin voglia parlare con noi»”.

“Abbiamo gli strumenti per togliere il potere di voto a uno Stato membro e mi risulta che l’Ungheria sia già sottoposta alla procedura dell’articolo 7 – conclude -. Se l’Ungheria è felice di far parte dell’Unione europea senza un voto in Consiglio, forse questo è il modo di procedere. I nazionalisti polacchi hanno ospitato un incontro dei partiti di estrema destra a Varsavia in novembre e poi si sono riuniti di nuovo a Madrid in dicembre. Erano già stati informati in modo credibile dagli Stati Uniti che la guerra stava arrivando. Mi aspettavo che il nostro governo nazionalista polacco potesse usare questa alleanza di estrema destra per persuadere Orbán, Salvini, Le Pen e chiunque altro fosse presente. Questo è un momento in cui si deve decidere da che parte stare: se si è dalla parte dell’Ue o dalla parte dei nostri nemici”.