C’è caduto anche Matteo Salvini nella “trappola” di Checco Zalone. Al punto che il leader della Lega ha lanciato la proposta di nominare l’attore e regista pugliese senatore a vita. Nell’assoluto giochino di estrema semplificazione della realtà tanto familiare all’ex ministro dell’Interno, infatti, è accaduto che Salvini si sia fatto confondere dal trailer di Tolo Tolo, il film di Zalone sull’immigrazione uscito in questo Giorni nelle sale cinematografiche. Convinto che si trattasse dell’ennesimo esempio di intolleranza di quelli che piacciono a lui, senza neanche andare un minimo oltre il trailer – volutamente ingannevole, da quel geniaccio riempisale che è Zalone – con lo stereotipo del “negro cattivo che importuna la donna bianca”, Salvini ha dunque proposto l’alto riconoscimento dello Stato per il regista pugliese.
E adesso? Adesso che il film è uscito e si è scoperto che la trama non riguarda “l’invasione nera”, bensì un’accoglienza al contrario, con un italiano accusato di evasione fiscale che ripara in Africa dove viene accettato e ben voluto dagli “indigeni” locali? Adesso cosa farà Salvini? Cosa faranno lui e quelli che volevano trasformare in consenso per la propria parte politica la capacità che ha Zalone di far ridere e riflettere su temi che toccano la a sensibilità della gente? Cosa diranno quelli che si sono subito premurati, per contro, di accusarlo di razzismo? Avranno ora il coraggio di proporlo senatore a vita?
Un film è solo un film, si dirà. E un film di Natale è ancora meno, diranno i più. Eppure, visto anche il dibattito trash che la pellicola ha scatenato, la sensazione è che Chicco Zalone, senza abbandonare assolutamente il suo ruolo comico, sia riuscito a stanare con il suo nuovo film il dibattito sull’immigrazione da luoghi comuni troppo generalizzati. Il buon Zalone ha avuto il coraggio di proporre un film nazional popolare senza inseguire il fenomeno nazional popolare più diffuso in questo momento: il salvinismo. Raccontando il destino degli ultimi della terra senza alcun filtro, senza allusioni. Anzi, di più: con il suo film sì è messo per traverso nel dibattito pubblico dimostrando che non bisogna essere per forza “intellettuali” per capire la tragedia di tanti disperati che non cercano un futuro migliore ma solo un futuro. Zalone non raccontà solo una storia che fa ridere e riflettere, stavolta riesce a dare una lettura completa del delicato argomento trattato. Parla di immigrazione senza assolutamente dimenticare i tanti problemi che porta con sé ogni fenomeno migratorio. Ma anche ribadendo una verità assoluta: chi urla verità assolute di solito ha torto.