L’Italia, paese dei balocchi che non investe in cultura

Il paese dei balocchi. È ridotta a questo ormai oggi l’Italia, terra dei tanti Pinocchio malati di presentismo e preoccupati solo della spesa corrente. Senza visione futura, senza un progetto di sviluppo. Senza impiego di risorse in quello che dovrebbe essere il settore strategico di un paese civile e moderno.

Da 10 anni il già non elevatissimo investimento pubblico in istruzione, educazione e formazione è stato abbattuto a livelli irrisori, molto al di sotto della media dell’area Euro e molto più basso dei grandi paesi del continente come Germania e Francia – e minore anche di quanto non investa la Spagna. 

L’investimento concreto sull’istruzione, sulla cultura, è, invece, l’unico modo che ha l’Italia per avviare il rinascimento di cui ha bisogno. Se ha sul serio a cuore il benessere della comunità, una buona destra deve seguire l’esempio di tutti gli altri paesi occidentali: investire, cioè, in scuole, teatri, cinema, università, campus, musei. Scommettere, insomma, nella formazione in tutte le sue possibili declinazioni: scolastica, sociale, professionale, tecnica, scientifica, umanistica. E, ovviamente, politica.

Pertanto, dal lato della buona destra, sono assolutamente condivisibili le parole di Mara Carfagna a seguito delle dimissioni del ministro dell’Istruzione, il grillino Fioramonti, per il taglio del governo ai fondi destinati alla scuola. “Il ministero dell’Istruzione da anni è considerato un parcheggio per notabili di partito in cerca di collocazione – dice Carfagna, che di recente ha lanciato il progetto Voce Libera -. Dal 2013 abbiamo avuto ben cinque ministri e, in seguito alle dimissioni di Lorenzo Fioramonti del M5S, verrà nominato il sesto. Oltre ogni considerazione sulla decisione del ministro uscente, è tempo di affidare quell’incarico a una personalità autorevole e capace di far capire ai partiti che il sistema dell’istruzione è il core business di un Paese moderno”.

“Abbiamo il tasso di abbandono scolastico più alto d’Europa: 14,5 studenti su 100 non completano il ciclo di studi che hanno iniziato – aggiunge l’ex ministra -. I diplomati sono 17 punti sotto la media europea. Solo il 27,8 per cento dei trentenni è laureato, contro il 40,7 per cento di Francia, Spagna e Regno Unito”.

“L’Italia non è mai stata ignorante, nemmeno nei momenti più bui: ora rischia di diventarlo – conclude Carfagna lanciando l’allarme -. Spero che il governo abbia finalmente il coraggio di affrontare questa emergenza con una nomina indipendente e di altissima qualità, una persona in grado di dare risposte su una questione che sta a cuore e preoccupa tutti gli italiani”.