Draghi datti una mossa: sblocca gli investimenti sulle rinnovabili

Parliamoci chiaro, ormai l’embargo al gas russo non è più una scelta, una possibilità, ma l’unica decisione seria che può prendere l’Occidente per fermare il macellaio del Cremlino, responsabile della strage di migliaia di civili in Ucraina. Fermare il flusso di miliardi con cui Putin finanzia la sua guerra è l’unico modo per metterlo ko, non ci sono alternative.

Ma questa contingenza riapre la riflessione sulla necessità dell’Italia di sbloccare gli investimenti privati e pubblici, a cominciare da quelli sulle rinnovabili, per dotare il paese di un’autosufficienza energetica il più possibile in chiave green. Ma per farlo è necessario il coraggio di sconfiggere una volta per tutte il virus che ammorba la macchina amministrativa dello Stato, vale a dire una burocrazia lenta e macchinosa che si nutre di leggi e leggine fatte a posta per lasciare il paese in un blocco perenne.

Prendiamo ad esempio il PNNR. Se non si riesce a superare il blocco burocratico su ogni pratica, i cantieri non apriranno mai sul serio e il Piano di resilienza resterà solo un buon business plan alla stregua di un libro dei sogni. E l’Italia perderà questa ennesima, ma stavolta vitale, occasione per diventare un paese davvero moderno.

L’Italia sarebbe già perfettamente in grado, anche a breve termine, di procedere con una strutturale svolta energetica, se migliaia di autorizzazioni non giacessero ferme negli uffici dell’amministrazione dello Stato in attesa di approvazione: come svela il Sole24Ore, i progetti per costruire nuove centrali elettriche alimentate dal sole e dal vento che valgono 200mila megawatt (cioè 4 volte gli attuali consumi in Italia), da realizzare per lo più al sud, sono bloccati dalla burocrazia e da richieste di documentazioni identiche in enti diversi. Sempre citando il quotidiano economico, i conti sono presto fatti: in Italia il fabbisogno annuo di potenza elettrica è pari a 57mila megawatt, gli stessi all’incirca prodotti dagli impianti rinnovabili già esistenti nel nostro paese al 31 dicembre 2021. Il Pniec, il Piano nazionale per l’energia e il clima, prevede che entro il 2030 l’Italia debba dotarsi di centrali per rinnovabili (solari e eoliche) per un totale complessivo di 95mila megawatt, cioè circa 38mila megawatt in più rispetto alla situazione attuale. Tuttavia il piano europeo Fit For 55 ha imposto obiettivi più alti: si deve arrivare a ulteriori 60mila megawatt. Le richieste pervenute agli enti deputati ci sono e sono, come detto, in grado di dare una risposta pari a quattro volte quella del fabbisogno attuale in Italia. Il che vorrebbe dire, per inciso, rinunciare a cuor leggero al gas russo.

Ma le pratiche sono ferme negli uffici della pubblica amministrazione, per lo più in quelli delle Regioni. E’ ora che il presidente Draghi intervenga: serve un immediato sblocco degli investimenti sulle rinnovabili. Non ne va solo della transizione ecologica, ma anche dell’autosufficienza energetica dell’Italia. E della sua indipendenza dal gas russo.