Chi scambia la mattanza ucraina per una fiction cerca solo un quarto d’ora di notorietà

Fanno discutere tesi come quelle di Carlo Freccero sulla guerra in Ucraina. La guerra come fiction, l’invasione russa, le bombe, le stragi come una narrazione che ci sarebbe stata imposta mediaticamente per legittimare l’espansionismo della Nato ad Est, la volontà americana di piegare il regime russo, trasformando Zelensky, l’attore Zelensky, il comico che volle farsi presidente in un eroe di carta.

Questa rappresentazione che ascoltiamo praticamente ogni giorno dai vari Freccero, Di Battista, Santoro, Orsini, e che prima della invasione è stata distribuita e disseminata per anni sui social dai russi, è totalmente scollegata dalla realtà. Questo dovrebbe farci dubitare non tanto della buonafede o delle idee altrui, ognuno è libero di pensarla come vuole, ma della capacità empatica e psicologica che costoro hanno di identificarsi con il popolo ucraino, invaso, brutalizzato, ammazzato, stuprato, gettato nelle fosse comuni, tutte cose terribili che non sono una interpretazione del reale.

Sono state documentate dalla stampa, denunciate dalle organizzazioni umanitarie, provate dalle immagini satellitari. Chi solleva il dubbio che esista una doppia realtà, una presunta seconda realtà costruita per manipolarci è lui stesso un manipolatore occulto intriso di antiamericanismo e occidentalismo. Chi ha un problema di percezione del reale determinato dalla propria patologica voglia di apparire, di suscitare clamore, di generare rabbia, dubbi, con la sua visione ideologica, è spesso vittima di un disturbo egocentrico narcisistico di personalità.

Il dibattito accademico sulle guerre mediatiche è vecchio come il cucco, lo sentiamo ripetersi dalla prima guerra in Iraq e le dirette della Cnn. Che ormai ci sia una dimensione mediatica della guerra basta guardarsi i video del boia ceceno e servo di Putin, l’animale Kadyrov, su Telegram, per capirlo. I video dalle caverne del terrore islamista erano uguali. Ma dietro la fiction c’è la realtà. E in Ucraina la realtà è peggio della fiction. Non c’è bisogno delle dotte elucubrazioni di accademici e intellos in cerca di notorietà per capirlo.