Diritti violati e vento di libertà: sull’Iran l’Italia dica da che parte sta

Proprio oggi che si è diffusa la notizia che in Iran è stata fatta prigioniera una cittadina italiana, è ancora più necessario, come esorta a fare oggi Pierluigi Battista sull’HuffPost, che l’Italia prenda posizione – chiara, inequivocabile e forte – sulle violazioni dei diritti umani che il regime di Theran perpetra da anni ai danni della popolazione, specie femminile.

E’ importante che l’Italia si schieri soprattutto adesso che la popolazione ha deciso di ribellarsi ai soprusi di un regime estremista islamico, a seguito della morte della giovane Masha Amini, uccisa dalla polizia morali a soli 20 anni perché non indossava correttamente il velo. Dopo di lei è toccato all’attivista Hadis Najafi, simbolo delle proteste, e ad altre decine di manifestanti, uomini e donne, la cui insurrezione è stata repressa nel sangue.

Tuttavia il vento di libertà che spira in Iran dopo decenni di soprusi da parte del regime autocratico degli ayatollah non può e non deve passare inosservato. Le proteste degli iraniani e delle iraniane stanchi della sottomissione vanno sostenute con una presa di posizione occidentale a cui l’Italia non può derogare.

Ecco perché è giusto, come chiede Battista, che anche in Italia si organizzino cortei, manifestazioni, dimostrazioni, a favore delle donne iraniane davanti all’ambasciata dell’Iran nel nostro Paese. “La Triennale di Milano e il Maxxi a Roma lanciano la mobilitazione delle donne che si tagliano una ciocca di capelli come segno di solidarietà con le cittadine iraniane. Ma non basta” scrive Battista. E ha ragione. Serve anche qui una mobilitazione forte, potente, dal messaggio inequivocabile. Serve un segnale anche dalla politica, dal nuovo governo che sta per insediarsi. “A Teheran si sta giocando una partita decisiva per la sorte dei diritti umani del mondo – scrive Battista -. Che fanno i partiti, quelli che hanno vinto e quelli che hanno perso, per capirlo ed aiutarci a capirlo meglio? (E l’Europa? Quella non ci sta mai, a parte la declamazione retorica di princìpi mai onorati)”. Ecco, il momento di prendere posizione è adesso. E’ ora di dire l’Italia da che parte sta.