Da avvocato del popolo a salvatore di banche: la parabola grottesca di Giuseppi

E dopo Conte avvocato del popolo, abbiamo il Conte salvatore di banche. Eh sì, perché l’ennesima giravolta del leader a cinquestelle – e con lui di tutto il Movimento – si consuma sul Superbonus. Il partito di Grillo si è impuntato per riportare il testo in Commissione e far votare un emendamento atto a salvaguardare le banche da ogni qualsivoglia responsabilità sulle eventuali illiceità nella cessione dei crediti. A nulla sono valse le risposte della sottosegretaria all’economia Maria Cecilia Guerra, la quale, rispondendo a una interrogazione parlamentare, ha precisato che il Superbonus incide negativamente sul bilancio dello Stato e porta un elevato rischio frodi.

Per ora 5,6 miliardi circa sono quelli sottratti illecitamente alle finanze pubbliche, ma il partito dell’onestà da quell’orecchio non ci sente proprio e procede spedito nella difesa della misura.
Eppure si ricorda bene il tempo in cui – secondo la narrazione grillina – le banche erano “covi di gangster in doppio petto”, “alcove di malaffare e corruzione” governate da “indicibili e oscure congreghe di affaristi senza scrupoli”, che “tramavano alle spalle di poveri cittadini risparmiatori”. E giù la polemica su Banca Etruria, i libri e le posizioni nette e nettissime sul crack del Monte dei Paschi, commissioni di inchiesta e via discorrendo.

Insomma, quando il movimento era il Movimento, le banche e i banchieri erano IL nemico numero uno. E invece no, oggi tutto è cambiato: i miracoli del tempo che passa e che spunta anche le lance più acuminate! I Di Battista e i Paragone (che pure aveva scritto pagine e pagine sulle banche) se ne sono andati verso lidi ancor più estremi, e, così, quasi senza accorgertene, il rischio è che ti addormenti avvocato del popolo e ti risvegli avvocato del credito (scaduto).

Povera patria! – cantava il mai troppo compianto Franco Battiato – strozzata dagli abusi del potere. E aveva ragione il buon Franco, soprattutto, quando chi strozza è chi ha vinto le elezioni dichiarando guerra al sistema finanziario. Insomma, anche questa ennesima giravolta fa capire che se gente così rappresenta il primo partito in Parlamento, questo non è un paese normale. E’ una specie di parodia, una tragicommedia in servizio permanente dove il ruolo di protagonista va senz’altro affidato a Giuseppe Conte e al suo movimento che tiene irresponsabilmente sotto scacco il Governo Draghi. L’iter di approvazione del Decreto Aiuti, infatti, si sta incagliando proprio sulla modifica al testo che vorrebbero i cinquestelle, modifica volta appunto a salvaguardare le banche. Gli altri partiti han già risposto picche e – cosa non indifferente – per fare come loro vorrebbero mancano le risorse. Tre miliardi di euro, infatti, non sono proprio noccioline come fa sommessamente notare il MEF. Tuttavia, si ricorda, così per inciso, all’avvocato del popolo, che il popolo – quello vero, fatto di famiglie e imprese – sta aspettando lo sblocco del Decreto perché si dovrebbero liberare 23 miliardi di euro di sostegni a persone e aziende, e che forse la sua battaglia a difesa delle banche (oltre a esser la radicale negazione di ciò che il Movimento è sempre stato e a sancire per l’ennesima volta l’abiura di tutti i valori di riferimento che furono dei grilli di una volta), va proprio contro gli interessi di quel popolo che tempo fa disse di voler patrocinare.

Perciò ci pensi bene Giuseppe Conte, che da un lato finge di voler fare il barricadero ipotizzando fantomatici ritorni alle origini del M5S, ma dall’altro si rivela il più strenuo difensore dell’establishment finanziario.

Daje Giuse’, di questo passo, ti troverai a richiedere pure la reintroduzione dei vitalizi per gli odiati politici!