Craxi agli Esteri è l’ennesimo “sdeng” per Conte e una sconfitta storica per 5 Stelle

C’è una dimensione più legata alla cronaca del Palazzo e una che invece appartiene al senso più profondo della storia politica italiana degli ultimi decenni nella elezione di Stefania Craxi a presidente della Commissione Esteri del Senato.

La dimensione di cronaca è l’ennesimo “sdeng” rimediato dall’avvocato del popolo Giuseppe Conte, dopo le dimissioni del compagno Petrov e la girandola di nomi stellari bruciati nell’arco di qualche giorno, perché basta grattare un po’ in superficie con i grillini e sale tutto l’animo antiamericano, antiNato e antioccidentale di questo partito. Conte perde anche la commissione esteri del Senato perché non ha vera esperienza politica, non è un regista in Parlamento, né ha personale politico strutturato nelle istituzioni, che sia competente, che abbia contezza di avere tra le mani la politica estera di un grande Paese.

Il senso politico più profondo di quello che è accaduto oggi in Senato invece è presto detto. La antipolitica grillina, con tutto l’odioso portato giustizialista che abbiamo conosciuto in questi anni, il mito della “honestah” che prevale su conoscenze capacità e competenze, si sta prosciugando ogni giorno che passa come una pozzanghera che dimenticheremo. Ogni giorno che passa gli italiani capiscono un po’ di più perché l’Italia è diventata un grande Paese, cosa erano la capacità, anche la spina dorsale e l’autonomia con i nostri alleati nel quadro delle relazioni transatlabtiche quando al timone c’erano vere leadership, e cosa è diventata negli ultimi anni questa politica stellata tra tappeti rossi al regime cinese e viaggi da sogno nel paradiso del terrore iraniano.

Da oggi in Commissione al Senato c’è una persona competente, con una fondazione dove si legge, si studia, si impara, una persona con un’idea di mondo che è quella giusta: non il neutralismo relativista o la diplomazia cicisbea di chi è arrivato, quasi per caso, nel Palazzo, e twitta le Z del criminale di guerra contro cui stiamo combattendo. Si sbrighi Di Maio, che ha capito da tempo che la lagna del partito di lotta e di governo non funziona più, a trovare strade alternative. L’era dei social vuoti di Conte e Casalino sta finendo. La Storia non fa sconti. Gli elettori ne faranno ancora meno con 5 Stelle.