Protagonisti di questo orribile scenario, iniziato con una strage di giovani israeliani, anche di origini europee, sono i terroristi. Ma perché israeliani e palestinesi si odiano da tanto tempo, e quali sono oggi gli obiettivi della cellula terroristica filo-iraniana di Hamas? Non è facile capire, poiché sono molti i protagonisti, troppi i popoli e le etnie coinvolti in un conflitto dalle radici storiche complesse.
Ripercorrendo la storia di questo territorio ricordiamo come il conflitto israelo-palestinese ha avuto inizio nel 1880 con l’immigrazione degli ebrei orientali, da quel momento sono iniziate guerre e occupazioni, e oggi siamo ancora allo stesso punto, sebbene il conflitto si manifesti in forme e aspetti diversi nel tempo.
Lo storico israeliano Tom Segev spiega in maniera lucida le ragioni essenziali di questo conflitto: con la caduta dell’Impero Ottomano e successivamente della dominazione britannica sulla Palestina, le Nazioni Unite hanno destinato nel 1947 una parte del territorio che noi identifichiamo come Palestina a uno stato ebraico (poi diventato Israele) e un’altra a uno stato arabo (poi divenuto lo stato della Palestina). I palestinesi, avendo vissuto sotto la dominazione dell’Impero Ottomano prima e degli inglesi dopo, non avevano una chiara coscienza del nazionalismo, ma svilupparono l’ideologia nazionalista osservando gli ebrei che costruivano il nazionalismo ebraico. I due popoli si sono sempre scontrati per questioni territoriali, che poi sono diventate anche politiche e religiose. In realtà, la religione ha avuto un ruolo limitato; la motivazione principale è stata rivendicare il diritto all’indipendenza territoriale e il riconoscimento di un popolo e uno stato.
Ogni tentativo di pace è fallito. Scorrendo velocemente la storia, arriviamo ai giorni nostri: nel 1987 scoppia la prima intifada, che indica le rivolte degli arabi palestinesi all’interno dello Stato di Israele e nei territori da esso occupati, rappresentando uno degli aspetti più significativi del conflitto israelo-palestinese. La seconda intifada avviene nel 2000, e gli storici si dividono nel definire ulteriori episodi di violenza avvenuti nel 2015 come una terza intifada. Tra la prima e la seconda intifada ci furono gli accordi di Oslo, firmati nel 1993, con la famosa stretta di mano tra Rabin, primo ministro israeliano, e Arafat, rappresentante dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), e con il presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, a guidare la diplomazia. La cerimonia pubblica di firma avvenne a Washington, negli USA. Il trattato fallì perché Arafat riconobbe il diritto di esistenza di Israele, mentre Rabin riconobbe solo il diritto dell’OLP a rappresentare il popolo palestinese. La differenza era chiara a tutti, e la seconda intifada scoppiò inevitabilmente. Tra i due popoli esiste una delegittimazione perenne.
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Tornando ai giorni nostri, chi sono i terroristi di Hamas e perché sono diventati così forti? Il conflitto non è solo tra Israele e i palestinesi; all’interno di entrambi i popoli, ci sono divisioni tra moderati e nazionalisti, e le frange più violente si nascondono tra questi ultimi, alimentando il terrorismo. In questi giorni, una potente cellula terroristica chiamata Hamas ha fatto di tutto per mettere fine agli “Accordi di Abramo,” un trattato di pace siglato tra gli Emirati Arabi, il Bahrain e gli Stati Uniti, rafforzato nel marzo del 2023. Hamas è contraria a questo accordo ed è così che ha iniziato a uccidere centinaia di israeliani. Tra questi, molti giovani ragazzi che stavano ballando in un rave party sono stati uccisi, e altri sono stati rapiti dai terroristi di Hamas. Lo scopo dei terroristi è incendiare ogni cosa per costringere Israele a rispondere, e ciò è avvenuto, causando la morte di centinaia di palestinesi. Inoltre, Hamas ha messo in difficoltà le diplomazie del mondo e gli ambasciatori che stavano cercando di promuovere la pace, confondendo particolarmente gli israeliani e gli arabi palestinesi moderati che si sono trovati nel mezzo del caos, senza sapere a chi rivolgersi.
Intanto le reazioni internazionali alla questa nuova fase del conflitto sono le più difficile da decifrare. La Cina ha condannato gli attacchi di Israele, poiché la guerra potrebbe essere uno strumento per arginare l’Occidente e i Paesi Arabi Moderati, considerando gli interessi petroliferi e le risorse geostrategiche. La Russia cerca di non esporsi troppo, ma senza dubbio appoggia l’Iran e quindi Hamas. Gli Stati Uniti e la NATO, insieme ai Paesi Arabi moderati, sono a favore della pace, mentre l’Europa è troppo debole per essere incisiva. Anche l’India osserva attentamente gli sviluppi.
Il punto debole di Hamas? La storia ci insegna che prima o poi i dittatori muoiono poiché alimentano continuamente i conflitti, non smettono mai di combattere e ogni giorno fanno nuovi nemici. Hanno bisogno di finanziamenti sempre crescenti, ma quando si espandono troppo, rafforzano la coalizione antiterrorismo e le potenze mondiali non possono permettersi di tollerarli a lungo.
Sarà una guerra tortuosa e probabilmente finirà dopo mesi di guerriglia, con una momentanea tregua per poi riprendere con il prossimo tentativo di scrivere un trattato di pace tra Israele e la Palestina o i Paesi Arabi Moderati. Stati Uniti, Paesi Arabi Moderati e Cina avranno un ruolo chiave nel determinare il percorso verso una tregua. Anche il ruolo della Russia potrebbe essere influente all’ultimo momento, per sostenere la pace e rafforzare la sua non comoda posizione internazionale dallo scoppio della guerra in Ucraina. La pace e gli assetti geopolitici futuri passeranno per Israele, la Palestina e l’Ucraina, in un intreccio complicato che potrebbe spingere l’Europa a accelerare la creazione di un esercito europeo e a parlare finalmente con una sola voce in politica estera. Tutte le forze moderate, sia orientali che occidentali, dovrebbero unirsi.
I cittadini europei devono prepararsi a un inverno difficile con aumenti dei prezzi della benzina e delle bollette del gas e della luce, che non aiuteranno l’economia. Il governo Meloni dovrà annunciare tra qualche mese che i conflitti nel mondo richiederanno molti sacrifici, ma gli elettori non dimenticheranno le promesse azzardate di questo governo. In Polonia, ha vinto la coalizione europeista nelle elezioni nazionali, segno che i cittadini europei non si rivolgono ai peggior populismo in periodi di grandi guerre. I prossimi mesi saranno cruciali per tutti.