A poche ore dal vertice che si terrà a Palazzo Chigi tra il premier Mario Draghi e il leader del Movimento Cinque Stelle Giuseppe Conte, e nell’attesa di capire come andrà a finire, viene da riflettere ancora una volta sull’assurda situazione di un Esecutivo che dovrebbe essere oggi più che mai forte e stabile e che invece si trova sotto ricatto per esclusiva (ir)responsabilità di un partito pronto a sacrificare il bene comune per finalità propagandistiche ed elettorali.
Il tentativo di piantare (o mantenere) bandierine identitarie a scapito dell’azione di governo è qualcosa di inconcepibile in generale, e del tutto folle in questo momento in cui il Paese si dibatte tra emergenza economica e sociale, nel rischio di catastrofe ambientale da siccità, senza poi dimenticare la guerra in Ucraina con tutte le conseguenze. Innanzi a questo scenario, sarebbe necessaria una maggioranza coesa e responsabile e invece dobbiamo commentare un Movimento che batte i piedi e fa i capricci minando la credibilità del nostro Paese. Onestamente, non se ne può più e l’uomo dei penultimatum (come Grillo ebbe a definire Conte) ha francamente stufato. Quosque tandem abutere, Conte, patientia nostra? .. per parafrasare e attualizzare una celebra invettiva di Cicerone.
Serve senso dello Stato e invece il populista Conte pare avere altre priorità. Tre, in particolare: blindare il reddito di cittadinanza, modificare il regime degli aiuti all’Ucraina e il termovalorizzatore di Roma (non si sa ancora se nel dibattito entrerà pure la difesa del bonus 110%). Secondo il leader dei Cinquestelle, o il Governo accondiscende alle richieste del Movimento su questi punti, o sarà crisi. Evidentemente non gli importa che il reddito di cittadinanza, lungi dall’“abolire la povertà”, si è prestato per mala formulazione legislativa e assenza di controlli a intollerabili abusi e scarsa efficienza. Spesa pubblica improduttiva, ossia soldi sostanzialmente sprecati. E che quindi una modifica radicale dovrà essere pensata e in modo difforme dai desiderata contiani.
Evidentemente non gli importa che l’Italia fa parte di un’alleanza internazionale che difende la democrazia contro l’autocrazia. Evidentemente non gli interessa che l’emergenza rifiuti è epocale non solo a Roma ma ovunque e che bisogna affrontarla con mezzi e soluzioni tecnologiche all’avanguardia. Purtroppo siamo ancora ai NO a prescindere e alla decrescita felice, ma non possiamo permetterci né l’uno né l’altro. Conte dovrà farsene una ragione.
Con un Movimento così talebanizzato ben si comprende che i margini di manovra sono strettissimi, e il Governo rischia davvero. Infatti, per quanto abnormi e ridicole siano le prese di posizione di Giuseppe Conte, non se ne possono ignorare le minacce. Egli ha già dimostrato di esser pronto a tutto e, adesso che il Movimento è in crisi e buona parte dei suoi gli chiedono di staccare la spina a Draghi, la tentazione potrebbe essere irresistibile.
Siamo di fronte a totale irresponsabilità politica e miopia strategica, humus di quel popolusimo che combattiamo da sempre e di cui pare essersi accorto pure Franceschini (alla buon’ora, Dario!), il quale ha fatto capire a chiare note che se cade il governo salta l’alleanza anche in vista delle politiche del 2023, pure se per la verità dovrebbe ricordarlo più a Letta che a Conte, ma questa è un’altra storia.
Ecco, in attesa degli esiti di questo inutile e al tempo stesso pericoloso colloquio, non possiamo che che confidare nella pazienza di Mario Draghi, sperando che il premier sappia stemperare la situazione e ricondurre a ragione il riottoso avvocato, perché se ciò non dovesse essere e il presidente dovesse davvero stancarsi, il Paese sarebbe messo davvero molto male!