Con Macron all’Eliseo un’Europa più forte, democratica e liberale

La vittoria del presidente uscente Macron contro Le Pen rappresenta molto di più di una semplice sfida elettorale.

Per quanto Marine si sia sforzata di stemperare il suo “compito” il RN non è riuscito per la terza volta consecutiva a convincere i francesi. Non solo: il risultato, nonostante l’astensione per altro in linea con quelle di tutte le democrazie liberali, parla chiaro. Oltre il 58% a favore del presidente contro il 41 % della sfidante! Per quanto sia accaduto negli ultimi cinque anni, possiamo affermare che le cose sono andate più che bene.

La Brexit (con la manina di Putin), l’emergere di populismi e sovranismi anti europeisti (anche qui la manina di Putin c’entra almeno un po’), l’avvento di Trump (e che lo ripetiamo a fare…), il Covid, la guerra in Ucraina etc etc… hanno davvero sconvolto l’intero assetto politico per come lo abbiamo conosciuto, non solo in Francia.

Si tratta di un cambiamento di “era politica”. Siamo entrati in un’altra fase storica. E gli scossoni fanno tremare le nostre fondamenta. E’ in atto un cambio di paradigma. E questa sfida la possiamo vincere solo accettandola e capendo quale sia la posta in gioco.

Il voto francese ha, in ogni caso, fatto emergere il malessere di fondo che attraversa trasversalmente le nostre società. E’ come se di fronte ai cambiamenti si tentasse di resistere. Invece, per natura, il cambiamento è una condizione dell’essere. L’indirizzarsi di questo malessere verso posizioni “estreme” e “identitarie” va analizzato, compreso, risolto, capendo bene e cercando di farlo comprendere attraverso non solo messaggi ma azioni e progetti di governo che solo forze moderate e riformiste sono capaci di compiere. Occorre una “visione”.

E questa visione prende corpo attraverso gli Stati Uniti d’Europa. E’ questa la posta in gioco! Senza questo sguardo, senza questa prospettiva è difficile resistere agli attacchi contro la democrazia liberale. Infatti in questi anni si è attaccata l’Europa per colpire il concetto stesso della democrazia liberale.

Macron è stato chiarissimo nel saper leggere questo messaggio. E il suo discorso al Champ-de-Mars, con dietro lo sfondo della Torre Eiffel come simbolo di un’umanità che per natura punta in alto, è stato ben scandito da due concetti chiave. Il primo: dovrà “ricucire”, rimettere insieme ciò che si è polarizzato. Il voto a Melenchon, Zemmour e Le Pen è un sintomo di una malattia che ormai sappiamo e dobbiamo “curare”. Malessere vuol dire “stare male”. Disagio. Paura. Smarrimento. E a questo bisogna offrire soluzioni pragmatiche, realiste, vere. Non sogni post-truthirrealizzabili che gli apprendisti stregoni di questa “nuova” ma “anticante” politica hanno cercato di strumentalizzare per altro malamente, dando vita a una “percezione” della realtà che neanche Blade Runner o Brazil…

Il secondo concetto riguarda l’accelerazione del progetto europeo. Immediata la positiva reazione della presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen. E questo è un punto dirimente. Si deve andare avanti con più forza, convinzione e velocità. Dando più poteri al Parlamento e realizzando una vera Governance esecutiva. Semplificando procedure, e mettendo a regime quello che è l’unico “luogo” dove poter riconoscersi insieme! E bisogna correre!

Infine bisogna ricordare che manca poco più di un mese alle elezioni legislative (francesi). E qui occorrerà davvero concentrare tutte le energie. Il sistema elettorale non è agevole. Affrontare una campagna elettorale, la terza, dopo un mese non è una passeggiata. Ma bisogna battere i territori, capire da dove vengono i segnali, radicarsi, parlare, spiegarsi, senza risparmio di energie. Occorre che la macchina della Repubblique En Marche vada al massimo regime. Comprendere cosa sia accaduto a quella grande eredità che portano Les Repubblicains della Pecresse e che fu l’esperienza del grande Giscard D’Estaing, De Gaulle e Chiraq…

Non sarà una passeggiata, abbiamo detto. Ma sicuro è la sconfitta plastica del progetto putiniano (ah, a Putin Le Pen non ha restituito un “prestito” di 9 milioni di euro), e dei sovranisti e populisti che hanno la fortuna di abitare nelle tanto odiate democrazie liberali dove possono girare e andare a sparare sciocchezze senza essere ammazzati, silenziati, avvelenati etc etc. La campana suona per loro! W La Repubblique!!!