Con i soldi cinesi non si viaggia: il fallimentare progetto della ferrovia ungherese

La Cina, che un tempo sembrava pronta a riversare flussi di investimenti nella sua ambiziosa Via della Seta in Europa, sta ora riconsiderando la portata dei suoi impegni finanziari. La scintilla di questa riflessione è stata innescata anche dal primo ministro ungherese, Viktor Orbán, che ha rivelato la crescente incertezza legata ai finanziamenti cinesi. Molti politici europei si erano fatti catturare dalle promesse di Pechino: investimenti e infrastrutture in cambio di fedeltà politica. Ma ora, sembra che l’Ungheria stia affrontando la cruda realtà mentre i progetti restano bloccati, a causa di una mancanza di fondi, preoccupazioni per la sicurezza nazionale e conformità agli standard europei.

Un esempio emblematico di questa sfida è rappresentato dalla ferrovia Budapest-Belgrado, un progetto che avrebbe dovuto collegare le capitali dell’Ungheria e della Serbia, due paesi vicini alla Cina nell’Europa orientale. Tuttavia, questo progetto è stato segnato da ostacoli significativi che lo hanno trasformato nel simbolo delle difficoltà connesse agli investimenti cinesi.

La storia di questo progetto risale al 2019, l’anno in cui la Cina intensificò la sua presenza strategica in Europa, coinvolgendo anche l’Italia nella Via della Seta. In quell’anno venne firmato un contratto per la costruzione della ferrovia ungherese, assegnato a una società in consorzio con due aziende cinesi. Il budget iniziale, finanziato in gran parte dalla Cina sotto forma di prestiti, ammontava a 2,1 miliardi di euro. Tuttavia, sin dall’inizio, molti osservatori, compresi alcuni vicini al partito di Orbán, avevano sottolineato che i costi sarebbero stati probabilmente molto superiori e che la ferrovia avrebbe rappresentato una delle infrastrutture più costose della storia dell’Ungheria.

L’obiettivo di Pechino era chiaro: collegare Budapest a Belgrado a una rete di alta velocità che avrebbe toccato il porto del Pireo in Grecia (gestito dalla società cinese statale Cosco) e attraversato Atene, Skopje in Macedonia, Serbia e Budapest, creando così un accesso privilegiato al mercato europeo per la Cina.

Tuttavia, il rallentamento dei lavori sulla ferrovia Budapest-Belgrado è diventato evidente in tempi recenti. L’epidemia di COVID-19 ha causato sospensioni nei progetti all’estero promossi dalla Cina. Anche se i lavori sono ufficialmente iniziati due anni fa, sembra che siano proceduti con scarso entusiasmo, al di là delle dichiarazioni politiche.

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Recentemente, il media ungherese Telex ha riferito che l’azienda di Lorinc Mészáros, l’amico d’infanzia di Orbán coinvolto nella costruzione della ferrovia, ha spostato risorse e personale dalla Budapest-Belgrado alla Budapest-Gyor, una città un’ora a ovest della capitale, vicino al confine slovacco. Questo tratto ferroviario era considerato più strategico per l’Ungheria e richiedeva urgenti miglioramenti. L’inflazione sta facendo aumentare i costi, mentre la questione della sicurezza delle linee ferroviarie è emersa come un problema cruciale.

Né Mészáros né le società cinesi coinvolte sembrano avere la capacità di costruire binari conformi agli standard europei di controllo, come l’European Train Control System. L’uso della tecnologia cinese per l’alta velocità potrebbe comportare la chiusura del sistema ferroviario ungherese dal resto d’Europa, mettendo in discussione la licenza europea ottenuta da Orbán per la Budapest-Belgrado e le raccomandazioni di Bruxelles.

La questione della sicurezza è stata ulteriormente accentuata dalle pressioni esercitate dal governo tedesco su Budapest per evitare l’uso della tecnologia cinese nelle parti più sensibili della rete ferroviaria, come il sistema di segnalamento ferroviario e l’Automatic Train Control, un sistema automatizzato di sicurezza per la circolazione dei treni. Queste pressioni non solo promuovono le aziende tedesche, ma riflettono anche preoccupazioni legate alla sicurezza nell’eventualità che la Cina possa interferire con il sistema ferroviario europeo.

In questo contesto di incertezza finanziaria e preoccupazioni sulla sicurezza, il viaggio di Viktor Orbán al terzo Forum della Via della Seta il 17 ottobre prossimo sarà cruciale. La ferrovia Budapest-Belgrado rimarrà uno dei dossier prioritari da discutere con i partner asiatici, e il futuro dell’intera Via della Seta in Europa potrebbe dipendere dalla capacità di risolvere queste sfide finanziarie e di sicurezza.