“Per stare con noi bisogna essere pro Europa, pro Ucraina e Israele e garanti dello stato di diritto”. Così il leader del Partito Popolare europeo Manfred Weber, in un’intervista rilasciata al Foglio, definisce le linee guida per i possibili alleati del partito in vista delle prossime elezioni europee. Quello che a prima vista parrebbe un solco netto tra la destra popolare e quella estrema tuttavia presenta alcuni limiti. Se infatti la posizione di Weber è decisa nei confronti degli ‘impresentabili’ tedeschi dell’AfD e del Rassemblement National di Marine Le Pen, Il capogruppo del Ppe non si esprime sulla Lega.
“La nostra è una linea chiara, fatta dalla congiunzione di tre punti fondamentali e irrinunciabili: per stare con noi bisogna essere pro Europa, pro Ucraina e Israele e garanti dello stato di diritto”. Salvini anti-euro, Salvini amico di Putin. Non abbiamo conosciuto soltanto il Salvini antisemita. Quello fortunatamente parrebbe non esistere. C’è limite al peggio.
Tuttavia viene da chiedersi come mai Marine Le Pen e Alice Elisabeth Weidel, alleati del leader della Lega, che assieme a questo compongono il cuore della famiglia europea di Identità e Democrazia, ricevano un trattamento diverso dal populista di estrema destra nostrano. “La Lega è in una coalizione con Forza Italia e con Meloni, posso solo giudicare l’operato del governo italiano nel suo insieme e quello che vedo è che Meloni condivide con noi i nostri tre punti cardine”.
Matteo salvato da Giorgia dunque. Salvini però non è così riconoscente. Presentando l’evento che si terrà domenica a Firenze – a cui parteciperanno le destre estreme d’europa – avverte gli alleati: “Lo dico a Meloni e Tajani: in Europa non possiamo essere divisi e non ci possono essere forze di questa maggioranza che vanno con i socialisti. Non accettiamo veti da nessuno e questo approccio anche di miei compagni di governo in Italia è poco costruttivo”. All’evento saranno presenti il Fpd, partito della destra austriaca, il belga Interesse fiammingo, naturalmente l’estrema destra tedesca di Afd e il Rassemblement national di Marine Le Pen, oltre al partito olandese che ha vinto le elezioni con Geert Wilders.
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È proprio quest’ultimo che in questi giorni ha riacceso il faro sul rischio di una deriva estremista in Europa. La peggior destra è in fase ascendente, fenomeno che non lascia indifferente il presidente del Ppe “sono profondamente preoccupato dall’emergere dell’estrema destra in Europa.”, spiega Weber “in Germania l’AfD è data al 22% questa è gente che dice che l’Europa deve morire, sono e saranno sempre nostri avversari”
Gli indiziati tuttavia non sono solo tra le fila di Identità e Democrazia, Weber richiama velatamente anche Meloni e il suo gruppo di conservatori riformisti “Ecr ha tre primi ministri in Europa Morawiecki, Fiala e Meloni, un trio che mostra la diversità nel loro campo”, continua Weber. “Fiala è un cristiano democratico come noi, tiene a distanza i Visegrad e sta pensando a delle liste comuni Ppe-Ecr alle prossime europee in Repubblica Ceca. Meloni è una leader pragmatica e responsabile, e infine c’è Kaczynski, un pazzo che vuole controllare stampa e magistratura, un partito con cui è inutile dialogare”.
Meloni dunque deve decidere, è necessario un divorzio in casa per poter guardare al centro, unica mossa che le permetterebbe di risultare decisiva in Europa. Accenni di questa strategia si sono intravisti con la decisione di supportare il compromesso della maggioranza Ue sul Patto di Migrazione e Asilo abbandonando le posizione intransigenti dei suoi alleati. Vedremo se la Presidente del Consiglio sceglierà di proseguire su questa strada una volta che arriverà il tornado della campagna elettorale; a quel punto, tendenzialmente, i toni non sono mai così pacati e gli intenti dichiarati decisi e radicali, insomma, estremi.