Centrodestra in ordine sparso: da Ronzulli a Giorgetti, tutti i nodi di un accordo che ancora non c’è

Gli anni passano, ma alla fine siamo sempre al punto di partenza: Berlusconi vuole controllare tv e giustizia, ed ecco che avrebbe chiesto a Meloni le rispettive deleghe nel nascente esecutivo. La maggioranza che ha vinto le elezioni e che domani sarà chiamata al primo esame sull’elezione dei presidenti delle Camere – in pole Ignazio La Russa di Fdi al Senato e Riccardo Molinari della Lega alla Camera – è in realtà ancora in alto mare per la spartizione dei posti (e anche degli strapuntini).

I rapporti sono tesi. Berlusconi, come detto, giudica Giorgia “arrogante e irritante”, punta i piedi e chiede a Meloni il Mise e la delega alle tv, oltre che la Giustizia. Questione di feeling, probabilmente. Ma ad agitare (e ad irritare) Silvio c’è anche l’affaire Licia Ronzulli, capo delegazione azzurra – ha fatto fuori Tajani e i Tajani boys, anche se al numero due di Forza Iatlia dovrebbero toccare gli Esteri – e vestale del cerchio magico berlusconiano: poco gradita alla futura premier, alla fine un posto per la potente parlamentare forzista nella squadra si troverà (probabile al Turismo). Ma a scapito di altri forzisti. Il rapporto tra il Cavaliere e la leader di FdI è ai minimi storici, e tenta di approfittarne anche Salvini, che non ha rinunciato né al Viminale né alla presidenza del Senato per Roberto Calderoli. Il Cav e il Capitano hanno stretto – ma non da oggi – un sodalizio per limitare l’azione di Meloni, ognuno con l’obiettivo di incassare il più possibile e di non far sì che sia Giorgia a decidere per loro. Con quali risultati, tuttavia, è tutto da verificare.

Sullo sfondo lo psicodramma MEF: nessuno vuole fare il ministro dell’Economia del Governo Meloni, neanche Giancarlo Giorgetti. Che in casa Lega – paradosso dei paradossi – hanno la faccia tosta di considerare “un tecnico di area” solo perché appartenente alla fazione opposta a Salvini. Roba da matti. L’ex ministro del Governo Draghi, tuttavia, ha fatto sapere di non essere disponibile per l’Economia. “Non è il mio posto – avrebbe detto lapidario -, non sono all’altezza di un compito simile”.

Stasera in programma un ultimo vertice, che dovrebbe essere decisivo, per procedere domani ad una votazione lineare per l’elezione dei presidenti delle Camere. Si svolgerà dopo il consiglio federale convocato dalla Lega. Poche ore per trovare la quadra, o domani il centrodestra di governo partirà subito col piede sbagliato.