Caterpillar: un’altra fuga, un’altra sconfitta, e il motivo è sempre lo stesso

di Massimiliano Sammarco

Caterpillar Jesi, “occorre arginare un’azione unilaterale fatta da una multinazionale che dopo 94 anni vuole chiudere in due minuti la storia di un territorio, senza alcuna ragione che sia riconducibile alla competitività se non quella dell’ottenere un maggior profitto. Un modo di agire contro la Costituzione”.

Ancora rischio di perdita di posti di lavoro, ancora il Governo incapace di gestire la situazione ed ancora i sindacati giustamente solamente arroccati nella protesta. Nessuno guarda oltre o cerca di capire realmente cosa sta succedendo! Solo minacciare e protestare non serve, soprattutto se si vuole fare dell’Italia un paese appetibile per gli investimenti stranieri. Al pugno di ferro, la buona politica, attenta e illuminata deve contrapporre il guanto di velluto.

Quella delle riforme attinenti la fiscalità e l’economia tutta è una grande sfida a cui l’Italia non può sottrarsi. L’obiettivo non deve essere il breve ma il lungo periodo: uno sviluppo passo dopo passo che parte con l’impegno concreto dell’oggi per costruire un futuro moderno, inclusivo e produttivo. Un’ Italia diversa che, come araba fenice risorge dalle proprie ceneri.

Principio ispiratore è quello degli investimenti creando così un circolo virtuoso: serve attirare attività sul territorio con incentivi fiscali a medio termine creando così un indotto economico, un sistema di crescita e di ricchezza. Con un piano così strutturato anche le imprese straniere potranno optare non solo di fare in Italia investimenti lampo ma anche di stabilirsi e creare un indotto economico rilevante.

Già nel 1987 l’OCSE rilevava che in Italia la pressione fiscale era troppo elevata, che la burocrazia ingessava ogni attività economica, svilendo così l’iniziativa privata: una selva oscura da cui era ed è impossibile uscire. Sono passati oltre trent’anni dal lontano 1987 e, più che miglioramenti tangibili, abbiamo imboccato la via del peggioramento lento, continuo e costante. Negli altri Paesi occidentali il comune denominatore è ben diverso: burocrazia semplice, equa tassazione, incentivi ed aiuti alle imprese sia sul mercato nazionale che internazionale, fisco amico, possibilità di interloquire con qualsiasi apparato burocratico della pubblica amministrazione, normative chiare e immediata con propensione a modificare indirizzi e norme a seconda delle nuove situazioni dettate dal mercato.

In Italia non si riesce ad intraprendere un vero e proprio “new deal” riformistico e rivoluzionario dell’apparato amministrativo: o si punta ad essere riferimento anche e soprattutto nelle operazioni economiche internazionali oppure sarà difficile scrollarci di dosso l’attribuito di “ultimi della classe”.
È nella logica imprenditoriale quella di ricercare le migliori condizioni per investire e produrre: è su questo che bisogna puntare per una radicale riforma fiscale, creando le condizioni necessarie per attirare investitori esteri: si pensi ad esempio ad una tassazione differenziata con aliquote più basse rispetto a quella ordinaria.

A Caterpillar come agli altri investitori stranieri bisogna fare proposte, bisogna costruire e strutturare le condizioni ottimali economiche-giuridiche per farli rimanere!