Un giudice di estrema destra non può fare il giudice. Il personaggio in questione è Jens Maier, un giudice tedesco che, prima della sua elezione come parlamentare AFD (estrema destra tedesca alleata di Salvini) al Bundestag, ha dichiarato pubblicamente in merito agli atti di violenza dell’estremista di destra, il terrorista Anders Breivik (responsabile della strage di Utoya in Norvegia del 2011 che fece 77 morti, all’epoca già definitivamente condannato) che lo stesso fosse “diventato un assassino di massa per disperazione”. Maier aveva poi sollevato la questione se la migrazione di massa di “persone estranee alla nostra cultura fosse sufficiente per far impazzire qualcuno?” Successivamente il magistrato si è fatto ancora notare con altre dichiarazioni violente, come quando ha chiesto che una giornalista a lui non gradita, la conduttrice della ZDF Marietta Slomka, fosse “smaltita”.
Jens Maier è attualmente in pensione, anche se contro la sua volontà, perché il ministro della Giustizia sassone, Katja Meier, lo ha mandato in pensione anticipatamente, ritenendo intollerabili e costituzionalmente incompatibili con il ruolo di giudice le sue dichiarazioni da estremista di destra. L’esperienza del totalitarismo nazista, dove i togati erano diventati un grimaldello di Hitler, è una lezione viva in Germania. E la ministra della Giustizia della Sassonia, Katia Meier, ha avviato un’azione legale per bandire per sempre dalle aule dei tribunali l’ex parlamentare dell’Afd, il giudice Jens Maier. “Sfrutteremo ogni possibilità che ci offre la legge per proteggere la giustizia sassone dai nemici della Costituzione che si annidano nei suoi ranghi”, ha detto la politica socialdemocratica.
Proprio negli stessi giorni in cui in Italia è scoppiato il caso del generale Vannacci e del suo libro “estremista”, e che ha investito il nostro Ministro della Difesa Guido Crosetto, in Germania il ministero della giustizia ha anche intentato un’azione disciplinare per rimuovere completamente il giudice Maier dal servizio giudiziario, facendogli perdere quindi ogni diritto, compreso il compenso che percepisce attualmente come giudice in pensione.
Analogamente in Italia, il libro del generale della Folgore contenente affermazioni del tipo “Cari omosessuali, normali non lo siete, fatevene una ragione!”, “Perché se qualcuno mi aggredisce non posso ammazzarlo?” o ancora sui migranti “Che piaccia o no, non nasciamo uguali su questa terra e quindi chi arriva in Italia dovrebbe ringraziare immensamente per la compassione e la generosità”, fino all’attacco a cittadini italiani come la campionessa Paola Egonu, che per Vannacci è “italiana di cittadinanza, ma è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità”, è stato subito bollato dal Ministro Crosetto come “Farneticazioni personali”, che ha chiesto per il militare “subito un procedimento disciplinare”.
Due casi maledettamente analoghi, quello di Vannacci e di Mayer, così come apparentemente analogo sembrava essere il contegno di due grandi governi democratici europei con i ministri della giustizia tedesco e della difesa italiano “allineati” sulla difesa contro i nemici delle loro Costituzioni e dei valori che ne informano tutte le istituzioni nazionali ed europee.
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Tuttavia, il dibattito italiano su estremismo e democrazia ha dato subito prova di non essere maturo come quello tedesco, che pur ha conosciuto il dramma del Nazismo. Infatti, a colpire il Ministro Italiano sul caso Vannacci è stato proprio il fuoco amico proveniente da illustri esponenti dello stesso governo Meloni di cui fa parte. Con il Ministro Salvini, il sottosegretario Sgarbi e, molto più grave, con il solito Donzelli, capogruppo di FDI, il partito di Meloni e dello stesso Crosetto, sono immediatamente scesi in campo in difesa di Vannacci attaccando duramente il “loro” Ministro “reo” di aver tradito quell’ideologia di estrema destra, molta della quale contenuta nel pamphlet del generale, che è evidentemente parte integrante della coalizione di governo. Questo ha trovato appunto i più strenui sostenitori nei due più importanti partiti che la compongono, FDI e Lega, la cui unica preoccupazione elettorale è di non “avere nessun nemico a destra”, costi quel che costi…
Una competizione “a chi è più di destra” che non accenna a diminuire, e anzi si accentua. Se, dopo la proposta di Forza Nuova a Vannacci di candidarsi per loro al Senato (presumiamo nel seggio vacante di Monza che fu di Silvio Berlusconi), il militare ha ricevuto una “molto cordiale” (come sottolineato dalla Lega) telefonata di conforto da parte del Ministro Salvini.
Salvini ha prima “rassicurato gli italiani” affermando che “leggerà il suo libro” e successivamente lo ha difeso con veemenza dichiarando: “Deve essere giudicato per quello che fa in servizio. Se scrive qualcosa che non ha a che fare con i segreti di Stato e esprime i suoi pensieri nero su bianco, credo abbia il dovere e il diritto di farlo”.
La situazione appare paradossale, specialmente se confrontata con quella tedesca, dove invece tutti i partiti prendono le distanze dalle posizioni di un partito ritenuto anticostituzionale come l’AFD. L’obiettivo primario della politica tedesca è relegare tale partito in una sorta di limbo politico, rendendolo non eleggibile.
È chiaro che l’idea di bandire un partito, anche se estremista, non è solo un rischio politico, ma rappresenta un dilemma morale. Come ha affermato il professore di Princeton Jan-Werner Mueller in un articolo del 2013, le democrazie sono “dannate se lo fanno, dannate se non lo fanno”. Da un lato, proibire un partito popolare può minare i fondamenti della democrazia, dall’altro, esporre un Paese all’estremismo potrebbe risultare pericoloso, fino a compromettere la stessa democrazia.
Questo dibattito sembra non trovare spazio in Italia, dove, piuttosto che riflettere sull’opportunità di bandire partiti estremisti per difendere la democrazia o di emarginarli (come avviene in Germania), si considera l’idea di crearne di nuovi, come ad esempio il progetto di Alemanno o l’Italexit di Paragone. In questo contesto, la competizione per Salvini e Meloni si concentra su chi rappresenti la “vera” destra, fino a considerare traditore chi non li appoggia.
È in questo “brodo culturale” che emergono personaggi e libri come quelli di Vannacci, o ancor più radicali come quelli scritti da Meluzzi e Meloni. Oggi in Germania non c’è nessun pericolo per la democrazia perché, parafrasando Brecht, c’è un giudice a Berlino che oggi… non c’è più… in Italia è tutto (come sempre) più confuso perché c’è un generale “non normale” (parole sue) che ha trovato addirittura tanti colonnelli.