Caso Regeni, Italia al palo: l’Egitto non collabora, processo sospeso

“Prendiamo atto dei tentativi falliti del Ministero della Giustizia di ottenere concreta collaborazione da parte delle autorità egiziane e siamo amareggiati e indignati dalla risposta della procura del regime di Al Sisi che continua a farsi beffe delle nostre istituzioni e del nostro sistema di diritto. Chiediamo che il presidente Draghi condividendo la nostra indignazione pretenda, senza se e senza ma, le elezioni di domicilio dei 4 imputati. Oggi è stata un’ennesima presa in giro”.

L’Egitto non collabora, il Ministero della Giustizia è al palo e la rabbia della famiglia di Giulio Regeni, espressa attraverso l’avvocato Alessandra Ballerini, è enorme. Perché lo Stato italiano non riesce ad ottenere giustizia per un cittadino italiano ucciso in un paese straniero. Le autorità egiziane, infatti, sul caso del ricercatore friulano rapito, torturato e ucciso da quattro 007 del governo del Cairo nel 2016, attualmente sotto processo, hanno risposto picche alla richiesta di collaborazione del ministero italiano, che ha trasmesso la replica al gup di Roma nel giorno dell’udienza ai presunti assassini. Mancando la collaborazione dell’Egitto, il giudice Roberto Ranazzi ha disposto la sospensione del procedimento a carico di quattro 007 egiziani accusati di avere sequestrato, torturato ed ucciso Giulio Regeni affidando ai Ros nuove ricerche. La nuova udienza, svela l’Ansa, è stata fissata per il 10 ottobre, quando verrà ascoltato il capo dipartimento affari giudiziari del Ministero della Giustizia, Nicola Russo, sugli eventuali sviluppi dopo la nota inviata agli egiziani in seguito all’incontro avvenuto il 15 marzo.

“Le argomentazioni della Procura Generale del Cairo sono pretestuose – ha affermato il magistrato -, il rifiuto di collaborazione delle autorità egiziane è un dato di fatto”. L’Egitto ha anche rifiutato un incontro tra il ministro della Giustizia italiano, Marta Cartabia, e il suo omologo del Cairo. Lo scorso i15 marzo, inoltre, il direttore della cooperazione giudiziaria italiana si è recato ad un incontro in Egitto durante il quale gli è stato comunicato che sulla vicenda la competenza è della Procura Generale per la quale il caso Regeni è chiuso e non è possibile effettuare ulteriori indagini sui quattro indagati in Italia.

Gli indagati, infine, sono irreperibili e i carabinieri del Ros non sono riusciti ad avere informazioni sull’indirizzo del luogo di lavoro dei quattro 007 e del domicilio. Il caso Regeni sembra essere destinato a non trovare mai giustizia e verità.