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Caro Conte, ma 5 Stelle si è liberato dalla sindrome Nimby?

Dicono che il Movimento 5 Stelle sia ‘maturato’. Ma lo vedremo presto alla prova dei fatti sulla questione energetica che si è aperta in Europa dopo l’invasione russa dell’Ucraina.

Ieri il leader del movimento e già presidente del consiglio Conte ha chiesto un recovery europeo per la crisi energetica da finanziare con debito comune. Conte ha parlato di “diversificazione dell’approvvigionamento” e di “stoccaggi comuni”, per essere più indipendenti dal gas russo.

In Commissione Finanze gli ha fatto eco il vicepresidente Currò, convinto anche lui che le fonti debbano essere diversificate per evitare “tensioni sociali e politiche” nella Ue. Ora, tutto sta ad intendersi sulla parola diversificazione.

Certo, possiamo continuare a soddisfare il fabbisogno energetico italiano cambiando fornitori, passando dalla Russia ai Paesi del Golfo o guardando altrove. Ma il tema della diversificazione non si esaurisce con quello di chi ci vende  l’energia.

Diversificare vuol dire porsi il problema del mix energetico che il nostro Paese deve sviluppare per sganciarsi almeno parzialmente da una dipendenza internazionale che rischia di strozzarci.  Diversificare le fonti di approvvigionamento nazionale, dunque, che non può voler dire ricorrere solo alle fonti di energia rinnovabili.

La guerra in Ucraina piomba a gamba tesa nel processo di transizione energetica che sarà uno dei pilastri dell’Europa prossima ventura.  Ma questa transizione non avverrà con uno schiocco di dita, cambiando paradigma dal fossile a solare ed eolico nel volgere di una notte. Sarà una transizione lenta e nel frattempo bisogna porsi il problema del fabbisogno energetico e dei suoi costi.

L’Italia negli ultimi anni ha fatto tanto sul fronte delle rinnovabili. E’ evidente però che soprattutto in questa fase occorre puntare a una maggiore combinazione delle fonti nazionali di approvvigionamento. Ma Conte e i 5 Stelle sono pronti a fare un passo del genere?

E già, perché geneticamente il movimento è sempre stato NIMBY, no alle centrali nucleari, no alle piattaforme offshore, no al Tap, no a questo e no quello , nessuno entri nel mio  “cortile di casa”.

Per non dire dei termovalorizzatori, a Roma in 5 anni Raggi non è riuscita a completare insieme a Zingaretti il ciclo di smaltimento dei rifiuti perché, a differenza di altre grandi capitali europee, il termocombustore non s’ha da fare.

Questa ideologia  declinista, condivisa con la sinistra radicale, negli anni scorsi ha fatto scappare tanti investitori esteri dal nostro Paese. Dunque M5S imparerà anche ad essere pragmatico e non ideologico evolvendo da partito del no a  moderna forza politica progressista?

Per dire, c’è un fronte politico che blocca da anni le trivellazioni in Adriatico. Il tema qui non è distruggere i nostri mari o bucherellare le spiagge italiane, ci mancherebbe. Ma perlomeno rafforzare il modello dell’offshore emiliano o ispirarsi a quello che avviene in Croazia e in altri Paesi europei? Tanto più che il metano italiano costa un decimo di quello che importiamo dall’estero.

Abbiamo aziende e tecnologie innovative per costruire in piena sicurezza una maggiore sovranità energetica. Sotto i mari italiani ci sono riserve per oltre 90 miliardi di metri cubi di metano a basso costo. Importarlo costa dieci volte quanto estrarlo.  Per non parlare del nucleare! Che ne dice presidente Conte? Lo facciamo questo passo avanti verso mix e sovranità energetica?