uffizi

Brillano gli Uffizi ma la politica latita nelle città d’arte

Il Giornale dell’Arte ha stilato una classifica dei Musei e delle aree archeologiche più visitate in Italia nel 2021. Per la prima volta il gradino più alto del podio spetta alla Galleria degli Uffizi a Firenze con 1.721.637 ingressi registrati: sorpassa, quindi, persino il Parco Archeologico del Colosseo che si è fermato a 1.633.436 visitatori.

Un ottimo lavoro di programmazione quello del direttore Eike Schmidt e della sua squadra  ma vanno fate   alcune valutazioni di merito. Il Louvre di Parigi resta saldamente in testa alla classifica dei Musei più visitati al mondo: la capitale francese è anche la sesta città al mondo per numero di visitatori (Roma è 16esima e Firenze 51esima) mentre la Francia stessa mantiene il primo posto nella classifica delle Nazioni più visitate al mondo (l’Italia è al quinto posto).

Considerando l’immenso patrimonio culturale, artistico e naturalistico che l’Italia è in grado di offrire risulta evidente come si stia pagando il prezzo di decenni segnati da una totale latitanza della politica nel settore turistico: mancano progetti e visioni a medio e lungo termine, strategie e – soprattutto – investimenti per sviluppo e infrastrutture sia sul territorio che nelle aree urbane delle Città d’Arte, quelle che forse, più di tutte, risentono della mancanza di supervisione e controllo in ambito turistico ed i cui centri storici sono ormai ridotti a residence per turisti.

Musei e Aree archeologiche vivono in simbiosi con la città in cui si trovano: più questa è viva, vitale e proiettata verso il futuro più attrae visitatori; compito dei Musei è esporre i tesori e l’eredità culturale dai quali traggono nutrimento il presente e il futuro della città e del Paese stessi. Sicuramente è necessario trovare un equilibrio tra costruire e preservare ma le nostre città d’arte non possono ridursi a mausolei con annesso dormitorio.

Il danno, oltre che per il tessuto economico e sociale dei singoli quartieri, è tutto per i cittadini i quali, citando Marco D’Eramo, “sono condannati a spendere la propria vita nella foresteria di uno sterminato museo”. Il turista non è attratto da set cinematografici ma da città viventi dove tornare più e più volte nella vita e su questo obiettivo, nonostante gli ottimi risultati ottenuti dagli Uffizi, l’Italia deve focalizzare un intervento politico rapido ed incisivo.