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Bilaterale tra Draghi e Macron per un Recovery 2: Italia a rischio senza il premier

«Salut, Mario!». C’è stato un abbraccio lungo, affettuoso, tra Draghi e Macron. Pallido il primo, preoccupato forse per le lotte intestine nel suo governo senza aggettivi; super abbronzato il presidente francese fresco di rielezione. Altrettanto cordiale la stretta di mano sui gradini del maestoso Eliseo. Inutile girarci attorno: i sorrisi, le pacche sulla spalla, le parole sussurrate lasciavano pensare ai presenti una cosa sola: “Quei due sono grandi amici”. Un’impressione confermata ai giornalisti, tra l’altro, dallo staff del premier italiano, che è arrivato in cortile non appena ha smesso di piovere. Eh già, l’ex numero uno della Bce è riuscito a procurarsi anche un po’ di pioggia nella capitale. “Una pioggia che non sia troppo forte, però. La pioggia è importante, perché essa da a Parigi un profumo speciale. (…) Voi siete intelligente e molto ricco: potrete ordinarla un po’ di pioggia”, come suggerisce Audrey Hepburn ad Humprey Bogart in quella vecchia commedia romantica di Billy Wilder.

Un viaggio curato nei minimi dettagli, verrebbe da dire. Battute a parte, è stato quello di ieri un incontro importante. Non soltanto perché era il primo bilaterale da che Macron è stato rieletto. È stato decisivo per riconsolidare l’asse tra Italia e Francia. Crepe tra Roma e Parigi venutesi a formare sui fondi per la difesa, sull’adesione dell’Ucraina all’Ue, sull’atteggiamento da tenere nei confronti di Vladimir Putin.

La cena di lavoro di ieri nei saloni dell’Eliseo serviva, in altre parole, a riallinearsi in modo da arrivare al prossimo Consiglio Europeo preparati e con una posizione comune su Kiev. Draghi e Macron sono consapevoli che nessuno stato può farcela da solo: Roma e Parigi per questa ragione specialmente devono gettare le basi per un accordo su un nuovo fondo Ue. Una sorta di Recovery 2, con risorse comuni che permettano di fronteggiare la crisi energetica in corso, ma non solo. Il premier Draghi sa di poter contare sull’appoggio di Macron, il quale sembra essere d’accordo anche sulla sulla proposta italiana, ancora allo studio della commissione, di un price cap, vale a dire un tetto al prezzo dell’energia.

«Il primo Recovery è stato fatto sul Covid, ora potrebbe essere la Difesa comune uno dei grandi temi che Macron vuole portare avanti», le parole di Alain Minc, consigliere del leader francese che conosce bene anche l’ex numero uno della Bce. Lo stesso, come rivela “Repubblica”, si è detto seriamente in agitazione per quello che potrebbe accadere nei prossimi mesi: «Tutti sono preoccupati per il dopo Draghi e i mercati lo dimostrano già. L’Italia poteva permettersi giochi politici finché la Bce creava denaro ogni giorno. Se lo spread sale al 4 o al 5% l’Italia non potrà più permetterselo. Un Recovery 2, con una maggiore integrazione dell’Eurozona, potrebbe blindare anche il rischio Italia che l’avvicinarsi delle elezioni politiche fa temere. La Germania non potrà porre un veto». C’è di più: «Con una Germania più debole e un’Inghilterra assente, c’è uno spazio reale per fare cose in Europa. Se l’Italia mantenesse una leadership come quella di Draghi, la Francia e il Sud dell’Ue sarebbero un blocco molto potente con Spagna, Portogallo e Grecia», l’augurio di Minc. In altre parole l’auspicio è che il banchiere resti a Palazzo Chigi il più a lungo possibile. Per la sua autorevolezza, credibilità, l’approccio pratico nell’affrontare le cose.

E, pervaso da quel forte senso di pragmatismo che lo contraddistingue, durante la cena il premier italiano avrebbe cercato più volte di trovare un punto di incontro con Macron, che ostinato continua a ripetere di non voler «umiliare Putin». In tal senso Draghi è più realista, non crede che lo zar sia disposto ad un negoziato. E l’ipotesi di un piano di pace che preveda la rinuncia, da parte di Zelensky, di parte dei territori conquistati dall’esercito russo, non entusiasma l’economista. Tutti e due però guardano in queste ore alla Turchia, alla partita delicata dello sblocco dell’export di grano. L’obiettivo è quello di sottrarsi all’ennesimo “ricatto” della Russia.