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Basta con questa carneficina, la strage in Texas riaccende il dibattito sulle armi

Diciannove bambini e due adulti, di cui un insegnante, sono stati uccisi a sangue freddo in classe da un ragazzo di 18 anni, Salvador Ramos, in una scuola del Texas. Il giovane aveva un fucile mitragliatore e una pistola: è stato ucciso dalla polizia, ma prima di morire avrebbe ferito due agenti. Una tragedia che allunga la scia di sangue in America, dove ci sono state oltre 200 sparatorie dall’inizio dell’anno, e riapre riaccende i riflettori sulle armi.

Dal 1° settembre del 2021 a chiunque risieda in Texas è consentito non solo possedere un’arma da fuoco, ma anche portarla con sé, pure senza porto d’armi e senza aver avuto alcuna formazione sul corretto uso. Si tratta di una legge fortemente voluta dal governatore repubblicano dello Stato, Greg Abbott, uno dei più ferventi sostenitori del Secondo emendamento, la clausola della Costituzione americana che sancisce il diritto a essere armati.

«Forse direte che ho appena firmato una legge per la protezione dei diritti dei possessori di armi. Ma in realtà oggi ho firmato una legge che rafforza le libertà nello Stato della stella solitaria», aveva detto con orgoglio poco dopo l’approvazione del provvedimento Greg Abbott. Alla luce di quanto accaduto ora nella Uvalde Elementary School qualcuno si chiede se il governatore texano si sia pentito della sua scelta. Rimorsi per ora però non sembra averne: Abbott ha parlato di «tragedia orribile», di lutto «non solo per le famiglie delle vittime ma per tutto il Texas» e della necessità di «impedire che tragedie analoghe possano ripetersi».

Parole di circostanza che non rivelano alcun tentennamento. L’impressione che è nemmeno per un secondo Abbott abbia pensato che la sua legge abbia potuto ‘favorire’ la strage di ieri. Venerdì 27 maggio il governatore sarà a Houston, per partecipare al meeting annuale della National Rifle Association, la principale tra le numerose lobby delle armi americane. Tra gli invitati figura anche il tycoon Donald Trump. Cosa diranno i due dal palco è difficile per dirlo: sarà comunque interessante ascoltare le loro posizioni alla luce di quanto accaduto.

Il presidente Biden appresa la notizia sul volo di rientro dall’Asia ha detto commosso: «Prego per le famiglie colpite». Parlando dell’ennesimo «massacro» l’inquilino della Casa Bianca si è detto «stanco e arrabbiato». Biden ha rivolto un accorato appello agli americani: «Perché vogliamo vivere con questa carneficina? Perché continuiamo a consentire che questo accada? Per l’amor del cielo dov’è la nostra spina dorsale?». A stretto giro è arrivato anche il commento della vicepresidente Kamala Harris: «Quando è troppo è troppo, ora bisogna agire».