Renato Brunetta sul Corriere della Sera è un rullo compressore e parla a ruota libera di questo momento grave ma non serio che sta attraversando il Paese a seguito della crisi di maggioranza aperta dal Movimento cinque stelle. Brunetta esorta i partiti a smettere di accapigliarsi concentrandosi con saggezza e maturità nel perseguimento dell’ interesse nazionale. E, l’interesse nazionale, in questo momento ha un nome e un cognome: Mario Draghi.
Il passaggio parlamentare di domani sarà decisivo, ma filtra un cauto ottimismo, sempre che l’assemblea dei cinque stelle in sessione permanente da più di 50 ore decida finalmente qualcosa. Qualsiasi cosa, purché smettano di tenere il Paese ostaggio dei loro ricatti e veti incrociati. Nel frattempo, per Brunetta, due sono i punti su cui insistere per convincere il premier ad andare avanti: europeismo 2.0 – cioè quello inaugurato con la velocizzazione della campagna vaccinale e le risorse del Next Generation EU – e un atlantismo privo di tentennamenti, che sposi apertamente e senza ambiguità la causa ucraina contro le tendenze egemoniche di Putin che vorrebbe ridisegnare i confini nazionali russi e non solo.
Il tempo c’è e il modo pure, secondo il ministro azzurro, purché i partiti smettano di fare capricci impuntandosi su questa o quella bandierina fine a se stessa. Il punto, dunque, non è tattico, ma strategico. L’Italia ha delle riforme importanti da fare o completare anche per poter accedere alla seconda tranche del Recovery Fund e su questo deve concentrarsi. Il resto è fuffa! Occorre rilanciare il paese a livello nazionale e internazionale grazie alla reputazione e alla credibilità che finalmente riconquistate dal premier e lavorare a ciò che saremo di qui ai prossimi anni o decenni, senza arroccarsi nell’eterno presente della contingenza. E’, in altre parole, l’occasione per iniziare finalmente a fare politica davvero, con un occhio rivolto non alle prossime elezioni, ma alle prossime generazioni (per mutuare l’espressione di Winston Churchill).
Sostanzialmente esiste un programma che il governo deve continuare a mettere in pratica, al riparo da ogni tentazione populista che ha di mira esclusivamente l’interesse elettorale di parte invece che l’interesse generale. Tra l’altro, i punti di cui al documento-elenco di Conte sono già in agenda (invero, sarebbero stati oggetto della mini-manovra di fine luglio se non si fosse scatenato questo teatrino) e perciò marcare il territorio su questo oltre a essere azione miope è anche priva di senso. Stesso dicasi dei deliri leghisti circa un nuovo scostamento di bilancio (sic!), che genererebbe ulteriore deficit e che comunque è un falso problema. Infatti non vi è bisogno di alcun nuovo debito perché le risorse per finanziare i provvedimenti necessari a dare sostegno agli italiani, ci sono e provengono dagli extraprofitti e gli extragettiti generati.
Perché dunque accapigliarsi su falsi problemi, quando la priorità è mettere in sicurezza il paese in attesa di lavorare a misure ancor più strutturali in sede di legge Finanziaria? Insomma, è l’ora dell’esame di maturità per i partiti tutti, compresi Lega e Forza Italia, il cui atteggiamento, pur se comprensibile a caldo, come reazione alla irresponsabilità grillina, non può portare a veti a prescindere. L’obiettivo – su questo Brunetta è quasi martellante – è difendere gli interessi nazionali e ciò è possibile solo stando al governo con Mario Draghi.
L’analisi pare lineare e coerente, quasi scontata (in un paese normale) e piena di quel buon senso che sembra aver abbandonato la classe dirigente italiana in questi giorni di isteria collettiva. Effettivamente, ogni tanto serve un Brunetta: ci vuole uno che riporti tutti coi piedi per terra onde evitare che il Palazzo si avviti su se stesso e perda di vista l’obiettivo principale: i cittadini e le loro esigenze. A tal riguardo, chi chiede le elezioni anticipate dimostra di non aver a cuore proprio la collettività nazionale e i suoi più urgenti bisogni, perché finge di non sapere che le conseguenze di tale opzione, sarebbero disastrose per tutti, dal punto di vista sociale ed economico. Perciò, o Giorgia Meloni – tanto per fare nomi e cognomi – non ha capito ancora la natura delle difficoltà nelle quali ci stiamo dibattendo, oppure è in malafede. Delle due ipotesi, non si sa quale sia la peggiore, ma in tuti e due i casi la conseguenza è la medesima: la leader di Fratelli D’Italia non ha né la capacità, né la statura politica per governare una grande nazione come l’Italia.
Se così stanno le cose, la speranza è che l’appello ai partito del ministro per la P.A. venga recepito e tradotto al più presto in una azione responsabile già a partire da domani!