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Barbie sempre più inclusiva: in arrivo la prima bambola con l’apparecchio acustico

Fin dalla nascita avvenuta nel 1959, Barbie si è presentata sul mercato come qualcosa di rivoluzionario. Prima, nel gioco delle bambine, c’era solo il copione della mamma a tempo pieno da interpretare. Con l’intuizione di Ruth ed Elliot Handler, fondatori della Mattel nel 1945, le “piccole donne” compresero che avrebbero potuto essere molto altro: ambasciatrici, giornaliste, bagnine, modelle, hostess, ginnaste, fotografe, dottoresse. In altri termini, ciò che volevano. Libere di essere se stesse. Negli anni, ora vestendo un accessorio, ora indossandone un altro, Barbie è arrivata a ricoprire ruoli impensabili: brillante presidente degli Stati Uniti o coraggiosa astronauta pronta per una nuova missione. Non nascondendo il suo fascino, fatto inizialmente di curve mozzafiato, che l’ha resa una indiscussa icona. L’altra arma vincente di Barbie però è sempre stata un’altra: l’entusiasmo di chi sogna in grande, è al mondo per assecondare i suoi desideri.

Non senza fatica, Barbie si è imposta nel panorama mondiale, vestita da stilisti del calibro di Jean Paul Gaultier e Yves Saint Laurent. Amata e invidiata, al contempo, come tutte le più belle cose: nel settembre 2003 l’Arabia Saudita ha messo fuori legge la vendita delle Barbie, trovandole non conformi con i principi dell’Islam. Il «Comitato per la Propagazione della Virtù e la Prevenzione dal vizio», ha asserito che «le bambole ebree Barbie, con i loro abiti succinti e le loro pose peccaminose, sono il simbolo della decadenza del perverso occidente. State in guardia da lei». 

Noncurante delle critiche, Barbie ha continuato a reinventarsi, strizzando l’occhio alla contemporaneità, stando al passo coi tempi. Anzi forse anticipandoli, guardando al futuro. Per questo quelle di oggi sono Barbie sempre più inclusive, più vicine alla realtà. Perché col tempo Barbie, che è una donna in miniatura, ha capito ciò che a tante (purtroppo) sfugge ancora: la bellezza è nelle imperfezioni. Ciò che rende davvero bello qualcuno è la sua unicità, il suo essere irripetibile.

Le bambole più vendute al mondo continuano a cambiare per essere aderenti al mondo reale e fare del gioco una crescita culturale, quasi un laboratorio di educazione alla diversità. Mattel ha deciso di lanciare così sul mercato la prima bambola Barbie con apparecchi acustici retroauricolari, all’interno della linea Barbie Fashionistas, per rappresentare le persone che sperimentano la perdita dell’udito. Nella stessa linea saranno introdotti pure un Ken con la vitiligine uno con i capelli morbidi e pettinabili, e una nuova bambola con protesi ad una gamba.

Già ora le Fashionistas rappresentano pienamente il tema della diversity & inclusion, offrendo alle bambine varie tonalità della pelle, colori degli occhi, tipi di capelli e acconciature, forme del corpo, disabilità e mode. “Sono onorata di aver lavorato con Barbie nel creare un’accurata riproduzione di una bambola con apparecchi acustici. In qualità di audiologo educativo con oltre 18 anni di esperienza nella difesa della perdita dell’udito, ritengo che vedersi riflessi in una bambola sia di ispirazione per coloro che sperimentano la perdita dell’udito. Sono oltremodo entusiasta che i miei giovani pazienti vedano e giochino con una bambola che somiglia a loro”, ha spiegato la dottoressa Jen Richardson, un’autorità nel campo dell’audiologia educativa.

“Barbie crede fermamente nel potere della rappresentazione e noi, in qualità di linea di bambole più inclusiva del mercato, ci impegniamo a continuare a introdurre bambole con una varietà di tonalità della pelle, forme del corpo e disabilità capaci di riflettere le diversità che i bambini vedono nel mondo che li circonda. È importante che i bambini si vedano riflessi nel prodotto e che allo stesso tempo siano incoraggiati a giocare anche con bambole che non gli assomiglino per aiutarli a capire e celebrare l’importanza dell’inclusione”, ha dichiarato Lisa McKnight, Executive Vice President and Global Head of Barbie and Dolls, Mattel.

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