Applebaum: “L’Europa non ceda alle angherie di Putin sul gas. L’Ucraina? Col nostro aiuto può vincere”

“Ci troviamo in questa situazione perché ci siamo permessi di diventare troppo dipendenti dal gas di un’autocrazia che non aveva ai cuore i nostri interessi e che ha utilizzato i propri soldi per manipolare le politiche di tutti i nostri paesi”. La giornalista e saggista statunitense naturalizzata polacca Anne Applebaum ha invitato ieri sera, ospite di Lilli Gruber a Otto e Mezzo, l’Europa e l’Occidente a non cedere ai ricatto di Putin sul gas. “Non dovremo mai più essere così dipendenti dalla Russia in futuro – aggiunge -, ma non possiamo cedere al ricatto sul gas. Putin non sta bluffando, anzi si trova in una situazione abbastanza disperata: le sanzioni cominciano a farsi sentire e lo infastidiscono molto, ha bisogno dei soldi per la guerra”.

Il messaggio è chiaro: se cediamo al ricatto dei pagamenti in rubli, lo zar si prenderà tutto. E in ballo c’è la democrazia del Vecchio Continente da preservare. “Sapete cosa succede nei territori ucraini conquistati dai russi? I russi arrivano, arrestano e uccidono i leader delle città, rapiscono i sindaci, arrestano a caso e deportano i civili in Russia, li mandano via dalle loro case, le saccheggiano e confiscano: ogni città occupata viene assoggettata e punita così – svela la giornalista -. Sono tattiche del passato, che conosciamo, le stesse che utilizzava l’Unione Sovietica nell’Europa dell’Est nel 1945, ecco perché gli ucraini stanno lottando”. Da mente illuminata quale è, la Applebaum guarda oltre il conflitto. “Tutti vogliamo che la guerra finisca e che finisca in maniera rapida, ma è importante capire come finisce la guerra – chiarisce – perché se gli uomini di Zelensky si riprendono l loro territorio e lo governano saranno salvate milioni di vite, ma se invece la Russia conquista l’Ucraina ci saranno sanguinosi omicidi e il genocidio già visto nell’Est. Non si deve pensare solo a mettere fine al conflitto, ma a come mettere fine al conflitto: l’idea che esista una guerra per procura tra la Russia e gli Usa non è corretta, gli ucraini hanno le loro agenzie, hanno degli interessi e stanno combattendo sul loro territorio per il loro paese, e noi possiamo opportunamente aiutarli grazie alla nostra tecnologia”.

Secondo la giornalista sono le fondamenta stesse dell’Occidente che rischiano di crollare se Putin conquista l’Ucraina. “Non possiamo più dire che questa non è la nostra guerra – sentenzia – perché in Ucraina si combatte per lo stato di diritto e per la difesa delle nostre democrazie. Sono impressionata da quanto stiamo facendo, ma considerata la situazione è ancora troppo poco, credo che il cambiamento mentale che dobbiamo attuare, a Roma, a Washington, a Berlino, a Parigi, riguardi il capire che l’Ucraina può vincere questa guerra, nel senso che può restare una democrazia sovrana e cacciare le truppe russe dal proprio territorio, dal proprio suolo. Questo è possibile grazie alla pessima performance dell’esercito russo e dal coraggio della resistenza ucraina. Ma dobbiamo cominciare a pensare a come vincere, non solo a come rallentare i russi e a evitare altre conseguenze, ma a garantire che arrivi la vittoria per l’Ucraina, perché sarebbe una vittoria dell’Europa e dell’idea che i nostri confini non possono essere violati, che non accettiamo il genocidio o i morti civili in tempo di guerra quando queste morti sono intenzionali”.

Se vince l’Ucraina vincono libertà, democrazia e autodeterminazione dei popoli. “Vincerebbero i nostri valori, mentre grave sconfitta sarebbe perderli – conclude -. Tutto il mondo direbbe che agli europei non importa del genocidio e delle vittime della guerra e altri farebbero come Putin. Credo che sia un punto di svolta fondamentale cominciare a pensare non solo a come evitare il peggio ma soprattutto a vincere. A dare agli ucraini più e migliori armi, più informazioni di intelligence, più sanzioni ai russi. Cominciamo a pensare a una strategia post bellica, a come sarà l’Europa dopo questa guerra, a come difendere l’Ucraina a lungo termine. E’ ora di lavorare in quella direzione”.