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“Mettiamoci anche noi a petto nudo sul cavallo!”, lo sfottò dei leader del G7 a Putin

Non è mancato un momento di leggerezza al tavolo dei sette potenti della terra riuniti a Schloss Elmau, in Baviera, per discutere della guerra in corso in Ucraina e di temi globali come la crisi alimentare. I leader del G7 erano seduti attorno ad un tavolo tondo per il pranzo di lavoro, quando Boris Johnson ha chiesto se fosse il caso di togliersi la giacca viste le temperature: «Così mostriamo i muscoli a Putin», ha detto il primo ministro britannico. Una battuta che è stata accolta da una risata generale. Il primo a cogliere l’assist è stato il premier canadese, Justin Trudeau, che ha suggerito di aspettare la foto di famiglia (che poi è stata realizzata con la giacca ma senza la cravatta), poi ha esclamato: «Avremo diritto ad una dimostrazione di equitazione a torso nudo», alludendo allo scatto che mostrava lo zar Vladimir Putin a cavallo nel 2009.

«Niente di meglio dell’equitazione», è intervenuta la presidente della Commissione Europea, senza fare riferimento al discorso dell’abbigliamento. Ursula von Der Leyen, l’unica donna presente al summit, si è presentata al meeting con una blusa bianca e una giacca rosa confetto, che si è tolta poco dopo l’osservazione di Johnson. E con lei gli altri leader, che hanno colto la palla al balzo: anche Mario Draghi si è sfilato la sua cravatta lilla un attimo prima del ritratto di famiglia. Era capitato una sola volta di vederlo ad un’occasione ufficiale senza, con la camicia sbottonata. Era il G7 finanziario di Osaka, tenuto nel giugno del 2008. Draghi non era il solo, a quel summit pure altri governatori e ministri si presentarono con abiti leggeri. In seguito il premier italiano si è levato anche la giacca. «Dobbiamo mostrare i nostri pettorali», ha sentenziato un Boris Johnson scatenato.

Ironia a parte. Per rispondere alla versione macho del presidente russo Putin ai leader del G7 è bastato mettersi uno a fianco all’altro, in giacca e camicia (senza l’insopportabile cravatta) con accanto Ursula von der Leyen. Una foto di famiglia dal tono informale, che vedeva sullo sfondo le Alpi bavaresi. Perché non serve domare un cavallo a torso nudo per far paura agli avversari, per dare l’impressione di forza; è sufficiente mostrarsi uniti. Uno dopo l’altro gli ospiti di Olaf Scholz, da Ursula von der Leyen a Charles Michel, dal premier giapponese Kishida al presidente francese Emmanuel Macron, da Trudeau a Mario Draghi, hanno fatto capire di tenere particolarmente alla salvaguardia dei diritti dell’Ucraina, hanno ribadito tutto il loro «sostegno finanziario, umanitario, militare e diplomatico fin quando serve», si legge nella bozza delle conclusioni del vertice.

«Quando le democrazie si uniscono sono imbattibili», il commento del presidente degli Usa Joe Biden, che è stato il vero motore politico dell’incontro. Per trovare un’alternativa alla via della Seta, l’America assieme con gli altri Paesi del G7, stanzieranno 600 miliardi di dollari da qui al 2027 per investimenti nelle infrastrutture nel mondo. «La ‘Partnership for Global Infrastructure and Investment’ fornirà progetti rivoluzionari per colmare il divario infrastrutturale nei paesi in via di sviluppo, rafforzare l’economia globale e le catene di approvvigionamento e far progredire la sicurezza nazionale degli Stati Uniti», ha detto Biden. E ancora: «Questo piano non è carità. È un investimento che avrà un ritorno per gli americani e per tutti i cittadini del mondo».