In occasione dell’ultima riunione a cui ha preso parte, Mario Draghi, ha ricevuto in dono dal Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, una rappresentazione artistica dell’Europa Building, la sede dell’European Council. Un «souvenir», l’ha definito tra l’emozionato e l’imbarazzato l’ex numero uno della Bce, che con la sua autorevolezza, dedizione e professionalità si è rivelato negli ultimi trent’anni più volte decisivo per le sorti del Vecchio Continente. Anche stanotte, dopo 12 ore di braccio di ferro, il premier italiano è riuscito a far prevalere la sua linea. L’Ue ha trovato a notte fonda un accordo sul tetto del gas, superando le resistenze della Germania. Nell’annuncio arrivato intorno alle 2 del mattino lo si è chiamato «corridoio di prezzo dinamico temporaneo sulle transazioni di gas naturale per limitare immediatamente gli episodi di prezzi eccessivi», ma la sostanza non cambia.
Ed è l’ennesimo successo di Mario Draghi. Non è opinione di chi scrive, è oggettivo. Si ipotizza anche il ricorso a strumenti di debito comune, per aiutare le famiglie e le aziende in difficoltà. Confermati, pure gli acquisti congiunti di gas e «un nuovo parametro di riferimento complementare (al mercato Ttf di Amsterdam) entro l’inizio del 2023, che rifletta più accuratamente le condizioni del mercato del gas». Tutte notizie che, senz’altro, mettono di cattivo umore Vladimir Putin, i putiniani d’Europa, tutta la schiera di anti europeisti e quegli irresponsabili che hanno fatto lo sgambetto a Draghi lo scorso luglio. Non dimentichiamo infatti che mentre i 27 battevano le mani all’ex banchiere centrale per il suo operato, in Italia la leader di Fratelli di Italia Giorgia Meloni, assieme a Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e i capigruppo dei partiti di centrodestra, si recava dal Capo di Stato Sergio Mattarella. Surreale, tutto molto kafkiano. Altro che rapido e ordinato passaggio di consegne, più giusto chiamarla staffetta. Non si può che essere d’accordo con Fulvio Giuliani che su «La Ragione» ha scritto oggi: «La vera eredità con cui sarà chiamato a confrontarsi il nuovo capo dell’esecutivo italiano: la leadership di Mario Draghi».
Chi vorrebbe essere al posto di Meloni? Ma andiamo oltre. E torniamo a Bruxelles all’ultimo discorso del presidente del consiglio, che ha svolto il suo mandato fino in fondo: «Sono soddisfatto del vertice, sono state accolte tutte le nostre proposte. Decisioni prese stanotte hanno già portato a un calo del gas di circa un terzo. Il che dimostra che esiste una speculazione legata alla crisi». Draghi ha poi aggiunto: «Ci aspettiamo che nelle prossime settimane i ministri dell’Energia e anche l’Ecofin arrivino a una decisione operativa sull’energia e il finanziamento del fondo comune. Questo è l’auspicio che tutto il Consiglio europeo ha espresso». C’è un passaggio poi che vale la pena evidenziare, perché fa capire la natura da civil servant di Draghi: «C’è un aspetto che mi rende particolarmente orgoglioso. Tutte queste misure sono iniziative del governo italiano, voglio ringraziare il ministro Cingolani e il sottosegretario Amendola e tutti i diplomatici che hanno lavorato al dossier. È la dimostrazione che l’Italia può tracciare un sentiero in Europa».
Secondo Draghi «il problema non è la disponibilità di gas. Noi continuiamo ad esportare, i nostri stock sono pieni, e quindi quello che arriva lo stiamo esportando. Il problema è il prezzo a cui viene acquistato il gas. Su questo fronte non c’erano proposte». Sul colloquio con Scholz il premier italiano ha detto: «Abbiamo ripercorso la discussione di ieri. Io ho dato credito a lui di aver compreso la posizione italiana e di averla infine sostenuta e lui ha dato credito a me di averla difesa e spiegata bene: è stata una conversazione bella, due persone che erano su punti di vista totalmente opposti e hanno trovato una convergenza». Sugli eventuali consigli al nuovo governo Draghi col solito aplomb ha tagliato corto: «Non do consigli al nuovo governo, quello che un governo uscente può fare è lasciare la testimonianza di quello che ha fatto, questo è quello che un presidente del Consiglio uscente lascia a quello che arriva. Abbiamo cercato di lasciare una transizione serena in modo tale che il nuovo governo possa rapidamente iniziare la propria attività». L’ex governatore di Bankitalia ha riservato sul finale una stoccata a Putin: ha lasciato il colloquio con la stampa dicendo che da oggi l’Ue è più unita «e nessuno se lo aspettava».