A chi conviene perdere le Amministrative: il caso Taranto

Domenica prossima si svolgeranno i ballottaggi per i candidati sindaco di svariati comuni in Italia, dove si è votato, per il primo turno, il 12 giugno scorso.

Ebbene, dopo quasi due settimane, il fervore elettorale è cessato ed avrebbe dovuto dare luogo alla riflessione politica del perché di alcuni risultati; rispetto ad una crescita del Centro-Destra a livello nazionale (questa definizione solo per rendere chiaro di cosa parliamo, perché politicamente parlare di centro-destra oggi è una tautologia), qui ha preso una sonora legnata.

Cosa abbiamo, quindi a livello nazionale? Una diffusa crescita dei partiti/movimenti che si rifanno all’area centro destrorsa (come definire, altrimenti, F.d’I. o la Lega?), una tenuta dell’area di governo sinistra (so bene che non è definibile così, ma mi piace pensarlo!).

Poi abbiamo la situazione di Taranto, terza città più popolosa del meridione peninsulare, dove non è apparso nemmeno un exit-poll, a cui i giornali del mainstrem non hanno dedicato nemmeno due righe, dove nemmeno il gabibbo è venuto ad intervistare nessuno. Taranto, la Città fondata dagli Spartani, la Molle Tarentum di Virgilio, la Città del “mostro” industriale: almeno questo è il messaggio veicolato sui mass media, che non tengono conto delle bellezze artistiche, architettoniche e paesaggistiche di questo angolo d’Italia, in cui lo Stato ha deciso di far accettare (volenti o nolenti) un’industria strategica, ma mortifera.

In questa città, dove l’amministrazione uscente è stata sfiduciata da se stessa pochi mesi prima della naturale fine del mandato, dove questa amministrazione ha portato la città agli ultimi posti di tutte le classifiche di qualità e vivibilità, secondo i report di prestigiosi giornali. Dove il Sindaco sfiduciato è stato egli stesso tra i meno amati fra tutti i sindaci, cosa ti aspetteresti? Certamente un cambio di rotta. Invece?

Invece accade che la coalizione di centro destra (o di larghe intese) perché raccoglie dagli ambientalisti in rivolta fra loro ad AT6 Lega d’Azione Meridionale del famoso sceriffo Cito, passando per liste civiche, a Fratelli d’Italia, con una modesta partecipazione personalissima di Buona Destra – riesce ad essere sconfitta dal sindaco uscente, con una accozzaglia di liste e la supervisione del governatore della Puglia, al secolo, Emiliano, al primo turno, con circa il 60% dei voti.

A questo punto la domanda dovrebbe essere: ma i cittadini Tarantini, ci sono o ci fanno? Purtroppo ci fanno, anzi non ci fanno, nel senso che non fanno il proprio dovere! Si astengono per oltre il 50% dal voto, nella sciocca presunzione che non è possibile cambiare nulla, demandando ad altri le decisioni per il futuro della Città.

Quindi la responsabilità è degli astenuti? Si e No. Perché è vero che il nuovo/vecchio sindaco è stato eletto con il 60% dei voti di chi si è recato alle urne, quindi di gran carriera con l’aiuto del suo mentore Emiliano, ma… E’ vero pure, purtroppo, che la grande alleanza di centro destra ha fatto harakiri: un suicidio politico voluto da pochi “rais” di partito che – per mantenere intatto il proprio “orticello” – hanno remato contro: ufficialmente tutti coesi e convinti, nei fatti scarso impegno e collaborazione. Il più grande partito dei sondaggi non è riuscito a portare la sua leader a Taranto, nemmeno quando era a 60km a bere il buon vino prodotto nella sua tenuta da Bruno Vespa. Come mai? Forse perché non le era piaciuta la candidatura scaturita nella grande alleanza? Forse perché il candidato sindaco aveva avuto trascorsi nel PD? può essere, ma in una società politica “liquida” in cui Emiliano nomina assessore il dott. Palese, già a capo dell’opposizione e cognato del rivale Fitto, sembra che sia tutto possibile. E la Lega? non passa un buon momento, per cui si presenta con una lista civica. E Forza Italia? Ormai è in caduta libera ed occorre fare una battaglia di posizionamento, senza esporsi troppo e farsi troppi nemici, così a Roma o ad Arcore sanno che qualcuno esiste ancora.

Che, poi, se qualche consigliere regionale e capo di qualche fazione interna al proprio partito faccia affari con la Regione, nel cui consiglio è all’opposizione, ci può stare! Ci dovremmo meravigliare?

Dunque, tirando le somme, la maggioranza silenziosa dei cittadini ha preferito scegliere il mare in una bella domenica di giugno, tanto nei palazzi del potere gli affari li fanno tra loro e gli altri (come le stelle) “stanno a guardare”. Chi al potere rappresentativo c’è, cerca di mantenerlo, buttando giù dalla torre non gli avversari, ma gli “amici”, perché serve mantenere saldo il proprio orticello, che (non si sa mai) domani potrebbe tornare utile nell’ennesima giravolta politica. Si sa che il “fuoco amico” è più letale di qualunque altro!

E la Politica? Quella – almeno qui a Taranto – è morta con gli ultimi rappresentanti di un modo che non esiste più: dal compagno Cannata al colombiano Mazzarino, agli altri onorevoli che hanno fatto la storia.

Su, su fino a Moro, che qui ha studiato al Liceo Archita. Solo memorie e frammenti di dignità.