La peggiore politica. Matteo Salvini e Giuseppe Conte sono l’emblema di una cattiva politica che non rappresenta nessuno se non piccoli interessi di parte. Una parte, anzi più parti che perdono consensi giorno dopo giorno, che non governano più neanche quelli che una volta li seguivano, ma che sbraitano e strepitano sparando nel mucchio e cercando sempre di gettare la responsabilità su altri. Fregandosene dell’interesse del Paese. Una politica che fa venire i brividi e il voltastomaco.
Aver costretto Mario Draghi ad abbandonare il vertice di Madrid per tornare a sedare la rivolta interna alla sua maggioranza – con Conte che urla allo scandalo per le richieste, più che legittime, del premier a Grillo di dare un freno all’avvocato del popolo, e Salvini che alterna capricci a balli del topo quando il gatto non c’è – è l’esempio di questo modo becero di intendere la politica.
Lo spiega bene Antonio Polito oggi sul Corriere della Sera, tratteggiando perfettamente il ritratto di due (ex) leader sulla via del declino che stanno facendo di tutto per uscire di scena nel modo peggiore. “Conte ha fatto fuoco e fiamme per i contenuti di telefonate e di scambi via sms tra Grillo e Draghi, in cui il presidente del Consiglio avrebbe parlato male di lui – scrive l’editorialista del Corriere -. Quanto imprudentemente non è chiaro, anche se dobbiamo presumere che le critiche non possano aver assunto le caratteristiche di un tentato golpe per far fuori il leader del Movimento Cinque Stelle; altrimenti il fondatore di quello stesso Movimento, che era all’altro capo del filo, non avrebbe esitato a fermare, respingere o addirittura denunciare il malfatto. Matteo Salvini, invece, da tempo in cerca di un elisir che gli faccia recuperare la forma smagliante di un tempo, minaccia ritorsioni per un paio di proposte di legge del Pd (non del governo, ma presentate approfittando della lasca regìa del governo sull’agenda parlamentare della maggioranza). Si tratta di misure di liberalizzazione della cittadinanza e della cannabis destinate a quasi certo insuccesso parlamentare; ma sufficienti a fornire un casus belli al leader padano che sta perdendo la Padania pezzo a pezzo, e qualcosa deve pur fare”.
Stavolta però il tentativo masochista di sfasciare tutto per trascinarsi dietro i filistei insieme a Sansone morente non funzionerà. Le minacce di uscire dal governo, di mettere in perpetua crisi Draghi sfiancandolo con continue schermaglie, o di scaricargli le responsabilità uscendo dalla maggioranza ma ricorrendo all’appoggio eterno, è fallito, perché l’opinione pubblica al Kapitano e all’avvocato del popolo non crede più. Gli italiani si fidano di Draghi, unico faro in mezzo al nulla, è lo vorrebbero al governo per affrontare i problemi nazionali e internazionali anche dopo il 2023. I giochetti squallidi di Giuseppe e Matteo non funzionano più.