Il ruolo salvifico di Mario Draghi, vera benedizione per l’Italia, lo si è visto in tutta la sua chiarezza ieri davanti al crollo del M5s, apoteosi di un populismo in deficit di consenso e proposte che si è sfaldato quando i nodi, veri, sulla responsabilità di guidare un paese sono venuti al pettine. Coraggiosa, va detto, la scelta di Luigi Di Maio di rinnegare se stesso e il grillismo di cui è figlio per intraprendere la strada indicata da Mario Draghi, vero e proprio elemento di rottura che ha spaccato il Movimento erodendolo dall’interno sin dal momento in cui ha sostituito, grazie a dio, Giuseppe Conte alla guida del Governo.
Il Governo Draghi terrà, non sono previsti ora neanche rimpasti, anche se è chiaro che le fibrillazioni dovute alla spaccatura dei cinque stelle non mancheranno. Super Mario è riuscito nell’impossibile, e gliene va reso merito: ha mandato in pezzi il populismo grillino senza mettere a rischio l’Esecutivo e ha ribadito la sua vera mission, il motivo per cui si trova a guidare l’Italia in mezzo alla tempesta. Vale a dire il recupero della responsabilità e del decisionismo politico contro il caos della vulgata tutta urla e niente contenuti. E’ stato persino in grado di far capire a nuora (Di Maio) perché suocera (Conte) intenda che essere pacifisti non significa alzare bandiera bianca di fronte agli aggressori di un paese democratico violentemente invaso da una potenza autarchica. E che non servono altri mandati parlamentari, visto che già a marzo sia M5S che Lega hanno votato sì alla risoluzione (che scade a fine anno) che prevede “la cessione di apparati e strumenti militari che consentano all’Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa e di proteggere la sua popolazione”. Fatti, non parole. Decisione, non propaganda. Responsabilità contro il caos. Questo sta portando Mario Draghi in dote all’Italia, il resto sono solo politichetta da quattro spicci.