Usciamo da una tornata elettorale che ha evidenziato la sparizione dal Paese del Movimento Grillino, le cui percentuali nelle urne sono a dir poco imbarazzanti, ed il crollo verticale di Salvini e della Lega, ormai preda di illogiche posizioni e contraddizioni costanti.
Se a sinistra la debacle pentastellata mette in crisi l’alleanza organica col PD e le ipotesi di campi larghi stravaganti, l’asse del centrodestra si sposta sempre più verso posizioni estremiste grazie al rafforzamento della posizione di Giorgia Meloni, leader in pectore di quel che resta di una coalizione in cui moderati e liberali rischiano di essere relegati al ruolo di comparsa.
In autunno, se non già da oggi, inizierà la corsa per le politiche del 2023 ed in questo centrodestra-destra, le differenze ed i contrasti rischiano di fare deragliare il percorso del già debole Governo Draghi nei suoi ultimi chilometri.
Già, perché non sarà facile per Giorgia iniziare una campagna elettorale di coalizione essendo unica rappresentante dell’opposizione parlamentare ed essendo al contempo alleata a due forze politiche di maggioranza. E se per la Lega e Salvini, abituati a fare opposizione in maggioranza con scelte spesso da saltimbanco, questo potrebbe non risultare essere un problema, per Forza Italia e le altre piccole rappresentanze moderate della coalizione, non sarà certo facile mantenere il piede in due scarpe, giustificando la sudditanza politica e psicologica a chi, in questo Paese, rappresenta la destra più destra.
Dalle Amministrative 2022 la Meloni esce più forte, causa debacle altrui, ma il centrodestra rischia di implodere e sul futuro a breve e medio termine del Paese, si addensano nuove pesanti nubi.