3000 carabinieri impiegati nella mega operazione della Procura di Catanzaro che ha smantellato decine di cosche della Ndrangheta nel Vibonese svelando i legami della malavita calabrese con imprenditori e politici. Oltre tre anni di indagini, più di 330 arresti tra cui l’intera cosca Mancuso di Limbadi ed esponenti di spicco dei partiti e delle pubbliche amministrazioni. L’anticipazione estemporanea dell’operazione “Rinascita-Scott” stessa per il rischio di fughe di notizie.
Sono tutti elementi del più grande blitz antimafia degli ultimi decenni, che ha smantellato una radicata rete di infiltrazioni della malavita nella cosa pubblica, e che porta la firma del procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, noto per le sue battaglie per l’educazione dei giovani alla legalità, tanto da ricordare due eroi moderni de calibro di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Usa parole durissime Gratteri. “La cosa grave e triste – dice – è questo continuo abbassamento dell’etica e della morale, il vendersi, il prostituirsi per soldi, il non avere più senso dello Stato, dignità, orgoglio dell’appartenenza. Noi tutti, dai magistrati ai giornalisti, abbiamo responsabilità per aver sottovalutato il fenomeno ‘Ndrangheta, raccontati sempre come una banda di sequestratori, di persone rozze col fucile sulle spalle. Ma ha responsabilità soprattutto il potere politico, che va a bussare da vent’anni alla porta dei capimafia per chiedere pacchetti di voti. Nelle ultime 48 ore prima delle elezioni alcuni politici sono disposti a fare il patto con il diavolo e andare in montagna a chiedere voti ai capibastone. E se si fanno questi accordi, la ‘Ndrangheta concorre a decidere anche chi ci sarà negli staff degli eletti”.
Parole di un uomo, un magistrato che, da calabrese, ha consacrato la propria vita (vive sotto scorta dal 1989) a liberare la sua terra – e l’Italia – dalla criminalità organizzata che ha occupato tutti gli spazi di potere. “Noi siamo calabresi e siamo qui anche se potevamo stare in posti di prestigio altrove – ha detto nella conferenza seguita all’operazione -. Siamo qui per i nostri figli, che se ne vanno perché non hanno speranza. E questo è un fallimento per noi. Ecco perché fino all’ultimo dei nostri giorni dobbiamo lottare e non rassegnarci a questo stato di cose. Bisogna dire basta e avere il coraggio di occupare gli spazi che noi questa notte vi abbiamo ridato. Da oggi dovete andare in piazza, vi dovete occupare della cosa pubblica, impegnarvi in politica, nel volontariato e in tutto quello che è oltre il vostro lavoro, sennò continueremo a parlarci addosso. Questo è il cambiamento da oggi, a parte le chiacchiere, sennò continuiamo a piangerci addosso e a farci portare per il naso una volta dall’uno e una volta dall’altro”.
È da queste parole che si evince quanto l’Italia abbia bisogno di uomini come il giudice Gratteri. Dei tanti giudici Gratteri che combattono la mafia ad ogni livello tutti i giorni. Di persone che con caparbietà, coraggio e spirito di sacrificio aiutino questo Paese a liberarsi della cancrena che lo logora da dentro.