Il giorno dopo le terribili foto del genocidio di Bucha, il primo pensiero di Matteo Salvini è stato quello di postare su Facebook un messaggio di gioia per la vittoria di Viktor Orban nelle elezioni in Ungheria.
Un messaggio penoso, zeppo di farneticazioni che dovrebbero spaventare i democratici italiani ed europei: “Orban – scrive Salvini – attaccato dai sinistri fanatici del pensiero unico…”. Peraltro l’antagonista di Orban, Peter Marki-Zai considerato in Ungheria un politico ultra cattolico, è tutto fuorché di sinistra. E poi ancora Salvini: “Minacciato da chi vorrebbe cancellare le nostre radici giudaico – cristiane”, per poi chiudere con uno dei suoi soliti elenchi dove mette assieme, tanto per fare un esempio solidarietà e sovranità: “denigrato da chi vorrebbe sradicare i valori legati a famiglia, sicurezza, merito, sviluppo, solidarietà, sovranità e libertà”.
Questa è l’ennesima prova che Salvini non è una persona convintamente democratica, certamente non come lo sono la stragrande maggioranza degli elettori della Lega. Questa situazione, peraltro simile a quella di Giorgia Meloni, deve, necessariamente, diventare argomento di discussione politica: Lega e Fratelli d’Italia hanno un ampio consenso ma solo in minima parte esiste una sintonia tra elettore e leader, il resto è una ulteriore “maggioranza silenziosa” che su temi fondamentali quali la democrazia e la libertà la pensa la stragrande maggioranza degli italiani.
Queste persone, e con loro i democratici di tutto il mondo, oggi non gridano, come fa Salvini, “onore all’Ungheria”, ma urlano a gran voce “onore alla Lituania”, primo paese che ha deciso di dire no al gas russo macchiato di sangue. Urlano basta alla guerra di Putin. Urlano sostegno, vicinanza e solidarietà al popolo ucraino. Sostegno, solidarietà e vicinanza che Orban si è ben guardato dall’esprimere.