“Gli ucraini ci stanno mandando un grido disperato, che è non soltanto ‘salvateci’ ma qualcosa di più importante. Ci chiedono di salvare l’Occidente. Dobbiamo esser loro riconoscenti perché, in queste ore drammatiche, ci ricordano chi siamo, chi siamo stati e chi dovremmo essere”.
Dalle colonne de La Repubblica questa mattina il senatore Pierferdinando Casini, ex presidente della Camera, prende posizione sull’invasione russa e bacchetta i pacivendoli di casa nostra, accusati di non prendere chiaramente le distanze da Putin. “Va respinto un pacifismo che mette tutti sullo stesso piano, falsifica le responsabilità e confonde la storia – incalza Casini, di fatto sostenendo una tesi che la Buona Destra va ripetendo dall’inizio del conflitto -. Ascoltando certi slogan mi sembra di essere tornato alla mia giovinezza, quando una parte degli intellettuali e della sinistra diceva: né con lo Stato, né con le Br. Un pacifismo equivoco che è la ragione della nostra crisi di identità”
L’analisi di Casini è tra le più lucide tra le tante lette in questa settimane. “Il problema di questa guerra non è la Nato, Putin sa benissimo che la Nato non si sarebbe mai estesa all’Ucraina e alla Georgia – spiega l’ex presidente della Camera -. Quello che non può accettare è che ai suoi confini ci sia un paese democratico. È la ragione per cui viene avvelenato Navalny, si chiude la bocca ai giornalisti liberi, si obbliga all’esilio chi si oppone al governo di Lukashenko. Non sono le armi della Nato che fanno paura a Putin ma il contagio della democrazia”.
Casini individua anche le responsabilità di un Occidente che ritiene in forte pericolo ma che colpevolizza per non aver attentamente valutato la minaccia russa. “. L’Onu non ha fatto nulla in Afghanistan, nulla in Yemen e non può fare nulla nemmeno in Ucraina, il primo a saperlo è il segretario generale Gutierrez. Oggi invocare l’Onu significa salvarsi l’anima a buon mercato – afferma ancora -. Quando un ex presidente degli Stati Uniti come Trump, in quella che dovrebbe essere la Nazione guida, arriva a dire che Putin ‘è un genio’, si capisce che quello che non va bene siamo noi, non gli altri. Non siamo più in grado di distinguere il bene dal male. E soprattutto non abbiamo più il coraggio di chiamare le cose con il loro nome – afferma ancora -. Prendiamo Salvini. È l’espressione di una politica che non esercita una leadership ma segue il vento dei social. Ma poi i social, vedi la vicenda della maglietta con la faccia di Putin, cambiano vento e ti si rivoltano contro. Guidare un Paese significa fare anche scelte impopolari”.
“È positivo che in Italia si sia manifestata subito una sinistra moderata e di governo, penso a Enrico Letta, a Renzi, al sindaco Nardella, che si assume le proprie responsabilità e chiama le cose con il loro nome. Spero che a Firenze vadano in tanti, io comunque ci sarò – rivela – . Ed è positivo che FdI abbia fatto una scelta responsabile nel senso di un atlantismo senza se e senza ma. La scelta giusta – conclude – è inviare armi all’Ucraina, perché significa non lasciare soli i resistenti, non lasciare campo libero all’aggressore. Non fare come Chamberlain con Hitler. Come se ne esce? Con le sanzioni e con l’indipendenza dal gas russo. E con la diplomazia, che deve trovare una way out. Dimostrando però di aver imparato la lezione: Putin è differente da noi, non dobbiamo più farci ingannare”.