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Il “partito Putin” in Italia figlio del vuoto politico e culturale

Oggi molti fanno finta di non ricordarlo, ma invece va ripetuto ogni giorno: sui giornali, nelle tv, nelle piazze, nelle conversazioni quotidiane. Nel nostro paese ha agito per anni – e forse agisce ancora sottotraccia – un trasversale partito putiniano: una forte lobby che, per interessi o per convinzione, ha difeso, appoggiato, incensato uno dei più pericolosi banditi della politica contemporanea, vecchio rottame appena ripulito del regime sovietico, mandante di omicidi, despota senza scrupoli al vertice di un regime di fame e galera ormai sull’orlo del fallimento economico.

Questo partito ha avuto agganci a destra e a sinistra, e anche in quello strano blob né di destra né di sinistra che è il Movimento Cinque Stelle. Esistono comizi, dichiarazioni, prese di posizione che andrebbero pubblicate in volume: ne verrebbe fuori un tragico stupidario che, in un paese appena decente, metterebbe la parola fine a molte carriere politiche.

In molti casi, il putinismo è stato presentato come un’alternativa ideologica ai valori occidentali, ma ovviamente senza mai sperimentarla in prima persona: sono molti – oggi come ieri – quelli che vivono nelle comodità dell’occidente e si sentono anticonformisti esaltando regimi sotto i quali non vorrebbero vivere neanche un minuto.

Sarebbe necessaria una profonda riflessione da parte di chi ha pensato che il modo migliore per ottenere voti consistesse nell’inseguire l’estremismo superficiale e irresponsabile delle frange lunatiche, convincendole che la nostra democrazia andasse delegittimata in tutti i modi.

Oggi più che mai bisogna evitare di dare spago al qualunquismo di massa, alle doppiezze interessate e ciniche, allo spirito di soggezione e piaggeria – Franza o Spagna, purché se magna – purtroppo ampiamente diffusi nella parte peggiore del nostro paese.

Oggi il putinismo – questa spazzatura ideologica che pure trova ancora seguito nel sottobosco degli spostati e dei troll – è naturalmente screditato. Ma prima o poi bisognerà che qualcuno ci spieghi come sia stato possibile cadere in questa follia allucinante. Che cosa avevano in testa quei leader che – con l’approvazione dei gruppi dirigenti dei loro partiti e il consenso di una parte dell’elettorato – hanno fatto del criminale internazionale Vladimir Putin un modello a cui ispirarsi?

La risposta più immediata sarebbe: niente. Non avevano in testa assolutamente nulla, e tutto il resto è venuto di conseguenza. In questa risposta c’è una parte di vero: la stupidità è alla radice di molti nostri problemi. E il rasoio di Occam ci insegna che non dobbiamo necessariamente scartare la spiegazione più semplice, che anzi spesso è la più giusta. Ma c’è qualcosa in più. E questo qualcosa riguarda in particolare la totale assenza di contenuti del sovranismo italiano, che fino a poco tempo fa vedeva in Putin una personalità da cui trarre costante ispirazione.

Sfortunatamente, da molti anni la politica va a tentoni: ha abbandonato modelli ideologici vetusti ma non li ha sostituiti con una più aggiornata e compiuta visione del mondo, capace di scaldare i cuori delle persone e di interpretare e risolvere i problemi del nostro tempo. Questa crisi ha prodotto numerose conseguenze.

A destra – questa assurda e impresentabile destra italiana, velleitaria e avventurista, che concepisce la lotta politica solo in termini demagogici e agitatori – ha generato un’opportunistica corsa alle occasioni, una tendenza a inseguire acriticamente ogni moda che apparisse antisistema. Peggio ancora, i suoi leader – e Matteo Salvini in modo indecentemente servile – si sono presentati come adoratori e fanboy di ogni personalità – da Trump, a Bolsonaro, a Putin – percepita come forte e vincente.

Tutto questo, seguendo le sole logiche della comunicazione e dei sondaggi: senza alcuna mediazione intellettuale, senza un progetto politico, senza un’analisi della società italiana e delle sue concrete esigenze di modernizzazione. Sono i risultati di una politica priva di identità, guidata da improvvisati personaggi che non possiedono i mezzi culturali per costruirla. E quando si chiedono identità in prestito, bisogna stare molto attenti: rischiano di svalutarsi da un giorno all’altro, come accade adesso ai rubli.