di Kishore Bombaci
Si può essere la figura politica più longeva e al contempo una persona estremamente semplice nella vita privata? La figura di Angela Merkel dimostra che non solo è possibile ma addirittura doveroso e salutare.
Negli ultimi decenni nessuno come lei ha dovuto affrontare tutte le sfide recenti in prima persona prendendosi responsabilità di scelte impopolari sia sul piano interno che internazionale. La Cancelliera tedesca ha dimostrato una notevole dose di duttilità e flessibilità che lungi dall’essere opportunistica, si è rivelata la chiave di volta per uscirne vittoriosa.
Ecco, duttilità e flessibilità, unite a una chiara visione prospettica del futuro, sono risorse che dovrebbero caratterizzare un leader politico in un mondo quale quello attuale in cui il cambiamento corre veloce e travolge la rigida compartimentazione delle convinzioni populistiche e ideologiche. Fermi alcuni principi non negoziabili – la lotta all’estremismo – il leader vincente riesce a cavalcare l’onda (anche elettorale) guidandola senza esserne travolto.
La bussola è una vision strategica di lungo periodo coniugata con un corposo pensiero pragmatico. Gli studi scientifici e lo stretto ancoraggio al razionalismo illuministico sono stati d’aiuto alla Merkel. Sarà la formazione scientifica o l’influsso luterano della sua educazione ma non c’è dubbio che negli ultimi decenni la Cancelliera abbia coniugato rigidità e flessibilità in un efficace ossimoro politico (efficace almeno per la Germania).
Di contro non si può non notare l’assenza di tutto ciò nella nostra attuale leadership politica. Forse gli studi giuridici o quelli svolti alacremente presso l’ex stadio San Paolo non assicurano le stesse doti, necessarie per la difesa dell’interesse nazionale. Né tantomeno questo può essere difeso dal fumo propagandistico dell’attuale centrodestra dove la mancanza di vision è palese e la duttilità si risolve in squallido opportunismo elettorale o sondaggistico. Se la Merkel appare come leader politica complessa e persona assai semplice, i nostri leader risultano assai semplici(stici) in politica e molto sovraesposti mediaticamente. Si ricorderanno le vacanze di Di Maio, il cellulare al figlio di Conte acquistato quasi in diretta TV, per non parlare dell’onnipresenza di Salvini (enumerarne le apparizioni sarebbe quanto mai fastidioso e prolisso).
Quel che marca la differenza con i tedeschi è che nel nostro caso mancano progetti e vision di lungo periodo (sarà contento Keynes) e imperversano caos e improvvisazione di chi fino a ieri stava nelle retrovie della storia e per uno strano capriccio del destino si trova oggi in prima linea nella battaglia campale che deciderà il futuro per le prossime generazioni.
E se non si può ancora chiamare Mamma Angela, almeno ci sia consentito di fare gli auguri a noi umili soldati semplici.