In un momento in cui il buon senso suggerirebbe di evitare screzi con l’Unione Europea, l’Italia sembra invece decisa a battersi sul fronte europeo, alimentando polemiche e scontri verbali. Con un Documento di Economia e Finanza (Nadef) che sembra scivolare in terreni insidiosi, e una Legge di Bilancio da confezionare senza risorse reali, se non quelle provenienti dall’indebitamento, il governo italiano è alle prese con una situazione delicata che rischia di compromettere il rapporto con i mercati finanziari e con Bruxelles.
“Bisognerà saper parlare con la Commissione, rassicurare i mercati” dice Giulio Tremonti ai suoi colleghi di FdI, commentando i primi dati della Nadef. Tuttavia, sembra che Meloni stia facendo ben poco per guadagnarsi la fiducia di Bruxelles. L’immagine che l’Italia ha consegnato alla stampa europea mostra un paese che rallenta mentre altri vorrebbero accelerare. Questo atteggiamento non solo mette in discussione le ragioni politiche, ma compromette anche le opportunità di tutti i governi in vista delle prossime elezioni.
Emmanuel Macron, ad esempio, sembra essere pronto ad utilizzare l’approvazione del Patto sulle migrazioni, ottenuta anche grazie al voto di Giorgia Meloni, come arma politica contro Marine Le Pen. Pedro Sánchez, desideroso di riempire il suo semestre di presidenza del Consiglio dell’Unione Europea, ha puntato l’attenzione sul Patto di stabilità e, da ieri, sul Patto per i migranti.
Il tema dei migranti è cruciale anche per Olaf Scholz, che vuole risolvere le tensioni interne alla sua coalizione chiudendo questa partita il prima possibile. Pertanto, il ritardo del Ministro degli Affari Esteri italiano, Matteo Piantedosi, nell’approvare il nuovo Patto sui migranti, potrebbe indisporre le varie cancellerie europee, in particolare quella tedesca.
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La freddezza nell’incontro tra Antonio Tajani e Annalena Baerbock a Berlino dimostra che non sempre è possibile giocare con la diplomazia per scopi puramente di competizione interna. Allo stesso modo, giocare ai piccoli sabotatori riguardo al Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes) è un rischio che l’Italia non può permettersi.
I diplomatici italiani a Bruxelles hanno ricevuto lamentele sul ritardo nella ratifica del Mes, segnale di una crescente insofferenza europea. Questo rende sconsigliabile qualsiasi ulteriore ostruzionismo da parte del governo italiano nel processo di approvazione del nuovo trattato del Mes. È probabile che Matteo Salvini, pur di mettere in difficoltà Giorgia Meloni, cercherà di bloccare l’approvazione del Mes, nonostante le possibili conseguenze negative per l’economia italiana.
Giancarlo Giorgetti, Ministro dello Sviluppo Economico, dovrà convincere i suoi colleghi ministri dell’Economia e delle Finanze sulla necessità di aumentare il deficit, nonostante le generose stime di crescita per il 2024 e le previsioni di ricavi da privatizzazioni che sembrano ottimistiche. Giorgetti cerca di rassicurare sull’esito delle trattative con la Commissione Europea, sottolineando che a Bruxelles ci sono politici che comprenderanno la situazione. Tuttavia, c’è un paradosso nel fatto che partiti sovranisti come Fratelli d’Italia invochino un negoziato più politico sui vincoli fiscali ma si oppongano a una riforma del Patto di stabilità che rappresenta una significativa novità nei negoziati tra la Commissione e gli Stati membri.
l’Europa ha validi motivi per non fidarsi di Giorgia Meloni. Le sue posizioni rigide e intransigenti su questioni cruciali come il Mes, il Patto di stabilità e la gestione dei migranti sollevano legittimi dubbi sulla volontà di cooperare in modo costruttivo con gli altri membri dell’Unione Europea. La retorica sovranista e nazionalista a lungo termine potrà soltanto portare a minare la solidarietà europea e a mettere a repentaglio gli interessi dell’Italia nell’UE.