“Mi pare che il messaggio inviato dal generale Roberto Vannacci sia devastante”. Nell’intervista all’ex capo di Stato maggiore, Vincenzo Camporini, emergono riflessioni taglienti e articolate riguardo alle parole del generale Roberto Vannacci e alla loro risonanza nell’ambito militare e politico. Camporini affronta con precisione e profondità l’argomento chiave dell’apertura dei militari al dibattito pubblico e al coinvolgimento politico, sottolineando il significato della disciplina militare e l’importanza di preservare l’apoliticità delle forze armate.
In merito al messaggio trasmesso dal generale Vannacci, Camporini è sicuro: “Mi pare che il messaggio inviato dal generale Roberto Vannacci sia devastante. Non è che un ufficiale, siccome si considera il più intelligente e il più bravo, allora rovescia i fondamentali.” Dove i fondamentali sono l’immagine di imparzialità che le forze armate devono mantenere. Ed è dunque preoccupante l’apertura che Vannacci ha portato condividendo le sue opinioni politiche.
Riguardo alla controversia legale sull’intervento del ministro Crosetto, Camporini richiama l’attenzione sulle parole dell’articolo 98 della Costituzione: “Sgombriamo il campo dalla questione giuridica. Chi strilla che sarebbe stato violato l’articolo 21 della Costituzione, si dimentica che la Costituzione è fatta non solo dall’articolo 21 ma da qualche cos’altro. C’è un articolo 98, dove è scritto che per alcune categorie, tra cui i magistrati e i militari in servizio, si possono per legge limitare i diritti politici.” Respinge dunque l’idea che l’intervento del ministro possa costituire una violazione della Costituzione, ponendo l’attenzione sull’esistenza di altri articoli che permettono limitazioni dei diritti politici per alcune categorie professionali, compresi i militari.
La svolta cruciale dell’intervista riguarda il concetto di disciplina militare e l’apertura dei militari al dibattito pubblico. Camporini afferma con forza: “Nella sostanza, qualunque esponente delle forze armate, ma soprattutto se è un grado apicale, e ovviamente un generale di divisione lo è, è parte di un’istituzione che detiene del “privilegio” dell’uso legittimo della forza. Ora già solo questo dovrebbe bastare per indicare a chi gode di questo privilegio, la necessità di apparire non soltanto di essere assolutamente al di fuori di qualsiasi diatriba politica.”
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Il problema è poi proprio l’approccio disciplinare di Vannacci, che ha affermato di essere disposto a spiegare le sue ragioni al ministro Crosetto: “E qui mi viene da ridere. Questo ufficiale evidentemente non ha interiorizzato la disciplina: un militare, se vuole avere la possibilità di parlare con la catena gerarchica, fa la sua richiesta di essere messo a rapporto, e se questa richiesta viene accettata allora il superiore lungo la catena di comando avrà la bontà di ascoltarlo. Non è il contrario.”
Infine, Camporini sintetizza il messaggio trasmesso dalla situazione: “Devastante. All’interno, questo generale sta mandando il messaggio che quelli che si ritengono i più bravi, i più belli, i più capaci, possono fare tutto e possono prendere posizioni e orientamenti che invece dovrebbero essere estranei alla funzione delle forze armate. All’esterno, fin troppi si sentiranno autorizzati a pensare e scrivere sui social le loro stupidaggini.”
L’intervista all’ex capo di Stato maggiore Camporini offre una panoramica sfaccettata delle implicazioni disciplinari e politiche dell’apertura dei militari al dibattito pubblico.