Siamo ad un punto di svolta nel conflitto come dice Emmanuel Macron? Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha garantito a Volodymyr Zelensky che «continuerà a fornire all’Ucraina tutto il sostegno necessario per difendersi, compresi sistemi sofisticati di difesa aerea». Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha convocato un vertice urgente del G7, di cui è presidente di turno. Un incontro a cui parteciperà in videoconferenza anche il leader di Kiev, che ribadirà quanto detto nelle scorse ore: è necessario un ulteriore cambio di passo.
Quello che abbiamo visto ieri dai notiziari è la materializzazione della vendetta di Putin, che ha visto l’attacco di sabato al ponte di Kerch, lo strategico collegamento tra Crimea e Mosca, come un puro atto di terrorismo. Lui, proprio lui, che da febbraio scorso sta facendo una mattanza in Ucraina. «Prevale la logica vigliacca di chi non riesce a vincere nel confronto diretto e quindi colpisce sotto la cintola: ancora una volta l’impotenza dell’esercito russo di fronte alle capacità di resistenza ucraine spinge il Cremlino a ricorrere all’uso dei bombardamenti indiscriminati sugli inermi. Si spara per uccidere e terrorizzare», le parole del giornalista Gianluca Mercuri. Una ritorsione vera e propria quella dello zar che al momento impedisce dei negoziati. Perché ricordiamolo: esistono degli aggressori e degli aggrediti. E l’auspicio non può che essere uno: una pace giusta, che stia bene all’Ucraina, che è l’unica vittima della follia del leader di Mosca. L’ha spiegato bene il professor Emanuele Parsi, docente di relazioni internazionali dell’Università Cattolica, intervenendo al Tg3: «Le condizioni per poter trattare con i russi sono il ritiro dei territorio occupati l’ammissione dell’aggressione e il risarcimento dei danni».
Il generale Philip Breedlove, già capo delle forze Nato in Europa, in merito agli ultimi eventi ha dichiarato: «Putin è stato incapace di difendere il ponte di Kerch e la sua frustrazione si è materializzata nel lanciare una rappresaglia nel cuore di Kiev». 84 missili e 24 droni, intendiamoci, sono una pioggia di fuoco, ma mostrano chiaramente la paura stessa dello zar, che non ha capito che il mondo è cambiato e lui è sempre più isolato. Breedlove fotografando la situazione ha parlato a “La Stampa” di «pessima performance dei militari russi, che sta impedendo a Mosca di raggiungere i suoi obiettivi». Gli attacchi di ieri non piegheranno Kiev, ma «avranno ancor più l’effetto di mostrare al mondo Putin per quel che è. La sua macchina militare è incapace di condurre operazioni con successo. Da qui la frustrazione», ha evidenziato il generale.
Il ritiro russo da alcuni nodi strategici e avamposti è senza dubbio una sconfitta e ha determinato sin dal principio nervosismo nello zar, che però guarda ora ad un altro obiettivo: «Il gas. Putin vuole rendere l’inverno degli europei miserabile, freddo, terribile. Vuole separare la società civile dai governi. Solo così può ridurre il sostegno che l’Occidente fornisce a Kiev», ha spiegato sempre Breedlove. Ed è nei mesi che verranno che gli Usa e soprattutto gli alleati europei dovranno dimostrare tutta la loro compattezza, sostenendo Zelensky; in altre parole l’Ue dovrà palesare di essere dalla parte giusta, quella dell’Ucraina.