Il prossimo segretario del PD dovrebbe, sensatamente, essere uno psichiatra. Solo un professionista della mente può gestire quello psicodramma, in ansia precongressuale, che è il Partito democratico.
La direzione del partito è stata illuminante, patologica. Potrebbe andar bene Crepet, però la sua erre arrotata lo identifica troppo nella corrente ZTL/Cirinnà, e gli toccherebbe cercare il tablet con le slide congressuali nella cuccia dei cani. Ci sarebbe Massimo Recalcati, ma pare guadagni troppo, e quindi sarebbe accusato di essere un sinistrorso della finanza, corrente Base Riformista, e non può accettare. A parte che il suo libro, “La tentazione del Muro”, ricorderebbe troppo il Muro del Pianto, che è oggi la condizione di un partito sull’orlo di una crisi di nervi, e poi ci sono i palestinesi e via cantando. Infine c’è Umberto Galimberti, ruvido, scontroso, ma se lo contendono bettiniani e orfiniani, ed è accusato pure di essere amico del malinconico Cuperlo, quello che sembra il tenente Drogo del Deserto dei Tartari. Troppo depressivo.
L’idea geniale, pare che dietro ci sia Zingaretti, quello figo, l’attore, però sarebbe noleggiare fino alle Europee Marco Giallini. D’accordo non è un vero psichiatra, ma nel film “È tutta colpa di Freud” se l’è cavata benissimo: ha gestito tre figlie più problematiche delle correnti del Pd.
Poi ci sarebbe la soluzione fine del mondo. Antonio Albanese. Pensate a dove potrebbe arrivare il genio siciliano, molto più siciliano e convincente di Giuseppe Provenzano, nell’interpretazione di un serioso, accademico, intellettuale, segretario del Pd. Roba che Letta sembrerbbe uno studente svogliato del Quadraro. Intanto risolverebbe il nuovo rebus del partito: il cambio del nome. Lo chiamerebbe Gatto. Intanto sarebbe più adatto rispetto agli occhi di tigre evocati in campagna elettorale, e poi se devi far accomodare qualcuno in salotto, a via dei Coronari, un felino soriano è la morte sua. Potrebbe riportare, tramite la tangenziale, il mood del partito fuori dal centro storico. E finalmente i circoli di Sabaudia e Capalbio verrebbero mandati in soffitta. Una nuova sezione sarebbe aperta a Coccia di Morto, accanto al chioschetto delle grattachecche, perché il partito ha bisogno di freschezza e di feste popolari, come diceva il Signor G. Che non è Gabo, Garcia Marquez, ma Gaber, quello di “Qualcuno era comunista”.
Ognuno a modo suo, con l’idea di volare, finché i sogni non si sono rattrappiti.
Così è se vi pare.